Mercoledì 24 Aprile 2024

Clima: Ue taglierà le emissioni del 55%. Ma c'è un trucco

Il Consiglio Europeo supera l'opposizione della Polonia e innalza dal 40 al 55% l'obiettivo al 2030. Ma parlando di 'emissioni nette' consente impegni reali meno stringenti

Clima: Greta torna in piazza (Ansa)

Clima: Greta torna in piazza (Ansa)

Roma, 11 dicembre 2020 - Dopo una notte di serrate trattative necessarie per convincere la Polonia, grande emettitore di gas serra a causa della sua dipendenza dal carbone, il Consiglio Europeo ha trovato attorno alle 8 di stamani un'intesa per innalzare dal 40 al 55% al 2030 il taglio delle emissioni di Co2.

"Per conseguire l'obiettivo della neutralità climatica dell'Ue per il 2050, in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi - è scritto nelle conclusioni del vertice -  l'Ue deve aumentare le proprie ambizioni per il prossimo decennio nonché aggiornare il quadro per le politiche dell'energia e del clima. A tal fine, il Consiglio Europeo approva un obiettivo Ue vincolante di riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e invita i colegislatori a tenere conto di questo nuovo obiettivo nella proposta di legge europea sul clima e ad adottare quest'ultima rapidamente".

L'innalzamento del target al 2030 è un obiettivo intermedio essenziale sulla strada della neutralità climatica al 2050 prevista anche dal Green New Deal. In cambio del via libera, la Polonia ha ottenuto nel testo delle conclusioni la menzione del gas come 'tecnologia di transizione' verso la neutralità climatica e l'impegno dei leader a tornare sull'argomento clima in primavera, per dare 'orientamenti addizionali' alla Commissione, sulle proposte di riforma dei due pilastri principali delle politiche climatiche Ue, attese per giugno. Vale a dire il mercato del carbonio Ets, in particolare il fondo per la modernizzazione creato per i paesi dell'Est, e il regolamento Effort Sharing, che copre le emissioni di agricoltura, trasporti ed edifici.

Il testo delle conclusioni (che potete trovare in italiano QUI) afferma infatti, tra l'altro, che "il Consiglio europeo riconosce la necessità di garantire le interconnessioni, la sicurezza energetica per tutti gli Stati membri e l'energia a un prezzo abbordabile per le famiglie e le imprese nonché di rispettare il diritto degli Stati membri di decidere in merito ai rispettivi mix energetici e di scegliere le tecnologie più appropriate per conseguire collettivamente l'obiettivo climatico 2030, comprese le tecnologie di transizione come il gas".

Il passo in avanti costituto dall'innalzamento al 55% è comunque reale e costuisce un contributo importante per il rispetto degli accordi di Parigi, ma è meno significativo di quanto appaia per un "trucco" inserito nell'intesa che mina l'integrità ambientale della stessa. Il testo parla infatti di "emissioni nette" e questo apre la strada a considerare nel compito finale delle emissioni anche il contributo dei cosiddett "sink", i "pozzi" che assorbono carbonio, come le foreste. In altre parole, basterà rifrestare o afforestare il proprio territorio per verdersi riconosciuto un credito e poter emettere di più (o meglio, tagliare meno le emissioni). Anche le concessioni fatte alla Polonia sul gas come tecnologia di transizione sono un altro freno all'efficacia del target.  

 "L'Europa è la leader nella lotta contro i cambiamenti climatici. Abbiamo deciso di tagliare le emissioni di almeno il 55% entro il 2030", annuncia su Twitter il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Da parte sua, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sempre su Twitter osserva: "Ottimo modo per festeggiare il primo anniversario del nostro #EUGreenDeal! La Commissione ha approvato la nostra ambiziosa proposta per un nuovo obiettivo climatico dell'UE. L'Europa ridurrà le emissioni di almeno il 55% entro il 2030. Ci mette su un percorso chiaro verso la neutralità climatica nel 2050". Soddisfatta anche il cancelliete tedesco Angela Markel:  "L'accordo sulla riduzione delle emissioni inquinanti nette di almeno il 55% entro il 2030 è un grade successo". Così il premier italiano Giuseppe Conte: "Abbiamo avuto una lunga, profonda, ampia discussione sul clima - ha detto da Bruxelles - ma anche qui abbiamo raggiunto l'accordo. Per buona parte della notte abbiamo lavorato a questo, ed è la ragione per cui abbiamo finito molto tardi stamattina. Qui c'è un obiettivo fondamentale che abbiamo raggiunto, l'impegno a ridurre del 55% le emissioni rispetto al 1990 per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. E' un obiettivo a cui l'Italia tiene molto, perchè siamo tra i Paesi di testa, tra i Paesi virtuosi in questo percorso". Si tratta di un importante passo - ha aggiuto Conte - se lo colleghiamo alla presidenza italiana del G20, appena iniziata, e alla responsabilità, insieme al Regno Unito, per il 2021 di gestire l'organizzazione della COP26, il piu importante evento al mondo delle Nazioni unite in materia di cambiamenti climatici e ambiente". "E' stato raggiunto un accordo importante e ambizioso. L'Italia - sostiene da parte sua il ministro dell'Ambiente Sergio Costa - ha fortemente sostenuto questa posizione dal primo giorno e sono soddisfatto del raggiungimento di questo risultato. Ora continuiamo il lavoro che stiamo portando avanti in termini di decarbonizzazione, efficientamento energetico e Green Deal, anche nella prospettiva della CoP 26 della quale siamo partner con il Regno Unito, e del G20 a presidenza italiana"

In controcanto solo i Verdi. ''Benché l'accordo raggiunto questa notte al Consiglio Europeo abbia limitato ulteriormente l'obiettivo di riduzione della CO2 entro il 2030 dal 60% chiesto dal Parlamento europeo al 55% - osserva Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi ed esponente di Europa Verde - riteniamo positiva questa soglia contro il 40 attuale. Alla luce di questo nuovo obiettivo, non va dimenticato che il PNIEC italiano prevede, al momento, un target al 2030 del 37%, dunque il Piano va cambiato al più presto''. Così, in una nota: ''Il Governo - continua Bonelli - dovrà compiere grandi sforzi, innanzitutto invertendo la rotta rispetto al passato, quindi adottando e sostenendo un piano sulle energie rinnovabili che consenta la produzione del 100% di energia da fonti pulite per far fronte al fabbisogno elettrico del Paese. Non è più possibile bocciare o bloccare impianti fotovoltaici o eolici''. 

Ma gli ambientalisti hanno l'amaro in bocca. "Un accordo poco ambizioso, gran parte della politica ha ancora paura di affrontare i grandi inquinatori". Così Greenpeace commenta "l'accordo raggiunto al Consiglio Europeo - si osserva - evidenzia la riluttanza dei governi a seguire la scienza e ad affrontare le vere cause alle origini dell'emergenza climatica in corso. L'uso del termine 'nette' per definire le emissioni comporta che sarà possibile l'uso dei cosiddetti 'pozzi di assorbimento', e dunque ci sarà solo un taglio reale del 50,5% di settori inquinanti come l'energia, i trasporti e l'agricoltura industriale, mentre ci si affida alle foreste per assorbire abbastanza carbonio da raggiungere l'obiettivo del 55%. Questo accordo - aggiunge Greenpeace  - rappresenta dunque un miglioramento insufficiente rispetto agli obiettivi climatici esistenti, per i quali l'Ue dovrebbe già ridurre le emissioni del 46% nel 2030". Per Luca Iacoboni, responsabile della campagna clima di Greenpeace Italia "i governi senza dubbio definiranno questo accordo come storico, ma la realtà è che si registra solo un piccolo miglioramento rispetto ai tagli alle emissioni che l'Ue aveva già in programma di raggiungere". "E'  evidente - ribadisce - che la convenienza politica ha la precedenza sulla scienza del clima e che la maggior parte dei politici ha ancora paura di affrontare i grandi inquinatori". Greenpeace rileva che "durante il vertice Ue diversi governi hanno fatto pressioni affinché si riconoscano le cosiddette 'tecnologie di transizione' come il gas, che sarebbero dunque ammissibili ai finanziamenti 'verdi'. L'organizzazione ambientalista sostiene che "gli investimenti nel gas saranno catastrofici per il clima e porteranno a miliardi di euro di attività economicamente non redditizie" e la necessità di "un taglio minimo del 65% delle emissioni dell'Ue provenienti dai settori inquinanti entro il 2030".

Critico anche il WWF. "Oggi all'alba, i leader dell'Ue hanno raggiunto un accordo deludente sull'obiettivo climatico al 2030. Hanno concordato di aumentarlo dall'attuale 40% al 55% di riduzioni 'nette' delle emissioni, il che significa che la riduzione effettiva delle emissioni è solo del 50,5-52,8%, a seconda dei pozzi di assorbimento del carbonio considerati. Questo è in contraddizione con le indicazioni della comunità scientifica, che ha dimostrato che sarebbe necessaria una riduzione effettiva delle emissioni del 65% entro il 2030 per evitare i maggiori rischi del riscaldamento globale". Così il Wwf secondo il quale, proprio quando l'Ue ha maggiormente bisogno di una forte azione sul clima, "i leader hanno diluito la scienza con la politica. Invece di disegnare e plasmare una transizione socialmente giusta verso un futuro sostenibile, a zero emissioni di carbonio, i leader confondono le cifre aggiungendo concetti come 'nette' per ridurre ulteriormente l'obiettivo già basso del 55%".

Bilancio gobale negatio anche da parte di Greta Thumberg.Sono solo ''parole vuote'' e ''scappatoie'' quelle usate dai leader mondiali riguardo all'impegno per far fronte al cambiamento climatico. Ne è convinta l'attivista svedese, che su Facebook ha diffuso un videomessaggio alla vigilia del quinto anniversario dell'accordo di Parigi sul clima. Da allora "sono successe molte cose'', ''si sono presi impegni, fissati traguardi lontani e ipotetici e si sono fatti grandi discorsi. Ma quando si tratta di agire ora'', ha aggiunto Greta, si ha ''l'inerzia totale''. Invitando chi ascolta il messaggio a essere ''parte della soluzione'', l'attivista diciassettenne ritiene che "stiamo ancora andando nella direzione sbagliata". Gli ultimi cinque anni ''sono stati i più caldi mai registrati'', ha proseguito, affermando che ''per troppo tempo ci siamo allontanati dalla natura, abusando del nostro pianeta, la nostra unica casa, e vivendo come se non ci fosse un domani''. La soluzione, conclude, passa solo attraverso la consapevolezza. ''E' solo rendendoci conto che possiamo agire che arriverà il cambiamento. Questa è la soluzione. Siamo la speranza, noi".