Sabato 4 Maggio 2024

Brexit, ultimatum May ai suoi: fuori dalla Ue entro giugno o me ne vado

La premier minaccia dimissioni se Westminster respinge le condizioni di uscita. Bruxelles diffidente: basta proroghe, Londra deve scegliere

Theresa May (Ansa)

Theresa May (Ansa)

Londra, 20 marzo 2019 - Il primo ministro inglese Theresa May intende avanzare formalmente all’Unione Europea la sua richiesta di rinvio della Brexit, ma non sarà una “proroga lunga” quella che andrà a sollecitare a Bruxelles. Downing Street ha precisato che il capo del governo di Londra condivide la frustrazione dell’opinione pubblica per “l’incapacità di prendere una decisione” dimostrata dal Regno Unito in questi mesi. Chiaramente, da parte del Parlamento di Westminster ci sono stati due stop consecutivi che hanno cambiato lo scenario. Per questo la premer May ha sottolineato a quali condizioni è disposta a portare avanti le istanze del Parlamento inglese per avere “un margine di tempo ulteriore per concordare un percorso da seguire, tenendo presente che la popolazione attende da tre anni una soluzione“.

Ma nella Ue, arrivati a questo punto, prevarrà un atteggiamento conciliante o diffidente? I 27 leader Ue concederanno un’estensione tecnica di breve durata al regno Unito, solo se la settimana prossima ci sarà un voto positivo, e preliminare, sull’accordo per la Brexit a Westminster. Questo l'orientamento econdo fonti diplomatiche europee. Domani al vertice, i 27 non prenderanno decisioni formali, ma si metteranno d’accordo su come procedere, in modo indicativo, nel caso di un voto positivo sull’intesa, ai Comuni. In quel caso un’estensione tecnica, necessaria per i tempi di ratifica, potrebbe essere concessa anche con procedura scritta.

LA MAY NON MOLLA - Theresa May continua imperterrita per la sua strada e mette i paletti perché è stanca di veder vanificato il suo ruolo di cerniera, o di spartiacque, tra due mondi e due modi di vedere le cose: “Usciamo entro giugno dalla Ue o me ne vado”, questo l'ultimatum che viene fuori. Intervenendo alla Camera dei Comuni, il primo ministro ha spiegato che la proroga dell’articolo 50 è stata chiesta fino al 30 giugno e ha minacciato di rassegnare le dimissioni se il Parlamento voterà in modo da richiedere tempi lunghi per l'uscita. “La Camera si è già spesa troppo tempo sulla questione - ha detto - il governo intende avanzare nuove proposte per arrivare a un nuovo voto. Se questa votazione andrà in porto, ci sarà il tempo necessario per esaminare la legge sull’accordo di separazione. Altrimenti il Parlamento dovrà decidere su come procedere”.

In questo scenario, la May ha indicato di non essere “preparata come primo ministro a ritardare la Brexit oltre il 30 giugno”. Fonti vicine alla May hanno confermato che il primo ministro è pronto a rassegnare le dimissioni in caso di nuova sconfitta, ma hanno anche sottolineato la sua assoluta determinazione a proseguire per la sua strada, fino a ottenere l’approvazione dell’accordo. 

LINEA DURA DI PARIGI - Parigi, da parte sua, conferma la propria intransigenza nei confronti di un’apertura di credito a qualsiasi costo nei confronti di Londra. Il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian ha dichiarato che il Consiglio Europeo respingerà la richiesta di proroga avanzata dal primo ministro britannico se la May non sarà in grado, prima, di offrire garanzie che il suo accordo venga passato dal Parlemento inglese. Poco prima il portavoce del governo transalpino, Benjamin Griveaux, “aveva spiegato che la posizione della Francia è semplice: il primo ministro britannico deve spiegarci per quanto tempo vuole un’estensione dell’articolo 50 e per farci cosa, e ci deve offrire della garanzie. Un’estensione dunque non è automatica”.

Secondo indiscrezioni raccolte a Bruxelles, il Regno Unito in questo scorcio di legislatura europea dovrà astenersi dall’esprimersi su alcuni dossier chiave, come la nomina dei futuri leader della Ue e il bilancio 2021-2027, nel caso in cui debba essere concessa la proroga della Brexit oltre il 23 maggio. 

LA PAZIENZA DI TUSK (CONSIGLIO EUROPEO) - "Anche se la speranza di una riuscita finale può sembrare fragile, persino illusoria, e sebbene la stanchezza della Brexit stia diventando visibile e giustificata, non possiamo smettere di cercare una soluzione positiva fino all'ultimo momento, ovviamente senza riaprire l'accordo di divorzio. Abbiamo reagito con pazienza e buona volontà" numerose volte "e confido che anche ora non ci mancherà la stessa pazienza e buona volontà, in un momento così critico di questo percorso". Così il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, aggiungendo che "non ci sono problemi ad approvare l'accordo di Strasburgo" come richiesto da May nella sua lettera. "Penso che sia possibile - ha detto - e a mio parere non crea rischi, specialmente se contribuirà al processo di ratifica nel Regno Unito".