Domenica 16 Giugno 2024
SIMONE ARMINIO
Destinazione Europa

Destinazione Europa, Donzelli: "Meno sinistra. Non vogliamo governare con il Pd europeo"

Il coordinatore di Fratelli d’Italia: "Von der Leyen? Il punto non è il nome". E il caso Le Pen? "Dipende da quanto peserà, ma ha già corretto molte idee"

Roma, 23 maggio 2024 – Antonio Tajani, Matteo Renzi, ieri Matteo Salvini e oggi Giovanni Donzelli. Continua il percorso di Destinazione Europa, il vodcast online con cui Quotidiano Nazionale ha deciso di accompagnare i suoi lettori fino alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Un appuntamento che, più di altri, rappresenta una sfida politica a doppio binario: nazionale ed europea. Lo dimostra l’alto numero di leader di partito che gli italiani troveranno nelle liste di chi si candida per andare a Strasburgo in questa decima legislatura.

Giovanni Donzelli (ImagoE)
Giovanni Donzelli (ImagoE)

L’altro incrocio che rende peculiare questa campagna elettorale è in più quello dei temi, poiché a una politica europea che – dall’ambiente, all’economia, dalle abitazioni agli alimenti, passando per le liberalizzazioni e la concorrenza – oggi è sempre più presente nelle vostre vite, si associano mai come stavolta temi squisitamente nazionali: dalla tenuta del governo all’affermazione di un’opposizione coesa, dal premierato al campo largo. Infine ci sono partite come l’autonomia, la riforma del lavoro, della giustizia e quant’altro.

Affronteremo il tutto in un colloquio di mezz’ora con i protagonisti di ogni partito e con le domande di Agnese Pini, direttrice di QN-Quotidiano Nazionale, del condirettore Raffaele Marmo e dei giornalisti della redazione Politica.

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I risultati che ci aspettiamo per queste Europee? Ci piacerebbe, dopo quasi due anni di governo, confermare i risultati delle politiche. Se dopo tutte le polemiche viste, gli italiani lo confermassero, sarebbe un’attestazione di fiducia del nostro lavoro". Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, dunque, punta alla tenuta in Italia, forte di quanto fatto anche in Europa. "Abbiamo per la prima volta un ruolo cruciale nello scacchiere politico, dal Piano Mattei agli accordi con le altre nazioni per difendere i confini. Tutto questo lo abbiamo fatto con una pattuglia scarna sul piano europeo: 5 anni fa FdI lottava per la sopravvivenza. Con i risultati di oggi, invece, potremmo essere il gruppo più importante di Strasburgo. E avremmo finalmente la forza per dettare la linea".

Ma la questione è più o meno Europa? Donzelli non vede la dicotomia. Il punto, a suo dire, è nei contenuti: "Troppe volte sentiamo dire in Italia “ce lo chiede l’Europa“. Puntiamo a sentire, in Europa, “ce lo chiede l’Italia“. Poi, è indubbio, su tanti temi, da esteri a energia, anche noi auspichiamo più Europa. Un’Europa forte che pensi più alla difesa comune e meno alla curvatura delle banane e alle dimensioni dei forni per la pizza". Temi sui quali, invece, "è auspicabile che Bruxelles lasci più spazi ai singoli Stati". E alla guida di questa Europa ci sarà Ursula von der Leyen. "Il punto non è il nome – chiarisce Donzelli – quanto piuttosto la maggioranza". Prendiamo il caso Italia: "Draghi, una persona autorevolissima, non ha potuto governare al meglio a causa della maggioranza più eterogenea che la storia ricordi".

Quindi: "Meno sinistra. Non vogliamo governare con il Pd europeo". Ma quindi Mario Draghi sarebbe un buon nome? Donzelli glissa: "Quando all’estero si parla bene di un italiano noi siamo sempre contenti". In merito alla maggioranza futura, resta il tema Le Pen. "Dipende da quanto peserà", chiarisce il coordinatore di FdI, anche se poi ammette "Le Pen ha già corretto molte idee. Ad esempio sulla difesa dell’Ucraina ha cambiato opinione e ne sono felice". Gli altri punti? "Una politica migratoria che, più che redistribuire passivamente, faccia scegliere agli europei, e non ai trafficanti, chi deve entrare in Europa".

Poi ci sono le politiche comunitarie che ricadono sui cittadini. "Non possiamo far pagare agli italiani la ristrutturazione delle case. Ed è assurdo vietare le auto a benzina e diesel per limitare l’inquinamento, quando le auto elettriche oggi vengono prodotte principalmente in Cina, dove le produzioni inquinano". E le riforme – premierato, autonomia, giustizia – hanno fini elettorali? "Sono nel nostro programma – chiarisce Donzelli – e non dobbiamo programmarle in vista del voto. Vanno tutte avanti avendo come orizzonte i cinque anni di governo". Resta una battuta sui casi di cronaca giudiziaria. Toti, ad esempio, "ha fatto bene come governatore. E io credo che abbia il diritto di dimostrare le proprie ragioni. Ascoltarlo è il minimo sindacale, poi si deciderà. Così come Santanchè non può essere mandata a casa prima di un rinvio a giudizio. Dall’altro lato abbiamo un governatore, in Puglia, che dice di essere andato a casa dei boss. Fosse successo a un politico di destra, in quel caso, sì, io avrei chiesto le dimissioni". Dunque né garantismo né giustizialismo: "Io credo nella giustizia: si è innocenti fino al terzo grado di giudizio, e dopo di esso, se si è riconosciuti colpevoli, bisogna scontare la pena fino in fondo".