Roma, 1 ottobre 2024 – Uno tsunami politico in Austria la vittoria del partito della Libertà, Fpo. E l’onda lunga del voto scuote anche il centrodestra italiano: come gestire il vento sovranista? Bisogna fare terra bruciata intorno a una forza estremista, con radici nell’ideologia nazista, oppure no? A Vienna, i popolari non hanno dubbi: sbarrano la porta a Herbert Kickl, che da solo non ha i voti per governare. Con l’Fpo hanno già governato in passato, tanto che lo stesso leader è stato ministro. Ma una cosa è avvalersi di un alleato minore, tutt’altra trovarsi in posizione subordinata, senza contare l’influsso della situazione tedesca, dove popolari e AfD sono inconciliabili. Di qui, la scelta di un governo da cordone sanitario gioco forza molto fragile. Scelta che non stupisce affatto il politologo Salvatore Vassallo, direttore dell’Istituto Cattaneo: "La crescita della destra e della polarizzazione in ambito elettorale spingono a rafforzare, almeno nel breve termine, la cooperazione tra gli alleati e a creare grandi coalizioni che devono cercare compromessi e adottare quindi politiche più moderate".
Ma in Italia l’impatto delle elezioni austriache trova la maggioranza disposta non su due ma su tre posizioni diversi e per molti aspetti confliggenti. La premier sceglie il silenzio: è vero che in passato le posizioni del suo partito e quelle dell’Fpo sono state spesso affini soprattutto sul tema dell’immigrazione ma oggi il partito austriaco rappresenta quello da cui Giorgia intende prendere le distanze. In fin dei conti, lei a Strasburgo gioca in un’altra squadra, quella dei conservatori. Dunque meglio tacere e lasciare che a prendere la parola sia il capo delegazione di FdI all’Eurocamera, Carlo Fidanza: "Partito della Libertà e popolari raccolgono più del 55% dei voti. Sono due partiti che, per quanto rivali, hanno già governato insieme in passato e mi auguro che possano riprovarci". Fidanza la mette in modo abbastanza abile da supportare la strategia di Giorgia: nessun tripudio per la vittoria dell’Fpo ma una spinta verso quella alleanza tra destra e popolari che resta l’orizzonte strategico della premier.
Abbastanza diversa la linea del leader di FI, Antonio Tajani, che rispecchia quella del Ppe: "Ogni rigurgito neonazista deve essere assolutamente condannato, respinto e isolato. Serve un’alleanza coi liberali e socialisti a guida popolare, partito più forte dopo l’estrema destra". La terza posizione è quella che brinda vino a inebriarsi. A offrire da bere è Matteo Salvini: "Bellissimo risultato per i nostri alleati. Stamattina qualcuno parlava di nazismo: o c’è qualcuno che dorme male, mangia pesante, perché non penso ci sia un allarme neonazista in Francia, o in Germania, in Austria e in Olanda. Quando i cittadini votano, bisogna rispettare il voto popolare". Il leader della Lega – che in Europa sta nel gruppo dei Patrioti con Fpo – minimizza ciò che altri sottolineano: i rigurgiti neonazisti, la prima volta di chi ha usato l’espressione ’cancelliere del popolo’ di hitleriana memoria.
Le divisioni non avranno effetto sulla tenuta di un centrodestra che deve buona parte della sua forza alla elasticità con cui è in grado di reggere divisioni anche più profonde. Il problema per Giorgia però c’è ed è a livello europeo più che italiano. Il suo obiettivo è rappresentare la cerniera tra i popolari e una destra tanto forte da permettere di non essere confinata nel ruolo di cespuglio del Ppe. Ma quell’obiettivo sino a che la destra continua ad essere considerata impresentabile è un miraggio. La domanda è: fino a quando il Ppe resterà solido sulla linea del cordone sanitario? "Fino a che ha i numeri per le alternative", la risposta del partito. Ma perché la strategia regga è necessario che i popolari mantengano percentuali e rapporti politici tali da costruire alleanze alternative. Pur se molto fragili.