"Sono emozionato, dopo otto anni di sofferenza. Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e sono molto contento anche per la banca, perché si chiude questa triste vicenda". Alessandro Profumo, ex presidente del Monte dei Paschi dal 2012 al 2015 e ex ad di Leonardo, scandisce le parole con voce commossa, dopo la sentenza d’appello sul caso derivati Mps. Gli fa eco Fabrizio Viola, ex ad del Monte: "La sentenza sui derivati fa giustizia e chiude una triste e penosa vicenda durata dieci anni. Resta la profonda amarezza di essere stato condannato in primo grado per reati che l’appello ha dichiarato essere inesistenti, dopo aver servito la banca e indirettamente il Paese nel pieno rispetto delle leggi e dei principi morali che hanno sempre indirizzato i miei comportamenti. Purtroppo, questa amarezza mi accompagnerà per il resto della vita nella consapevolezza che i danni soprattutto reputazionali subiti non me li restituirà nessun tribunale".
Sono le reazioni più attese dopo il verdetto della Corte d’Appello di Milano, che ha cancellato definitivamente, a meno di ricorsi in Cassazione, i teoremi e le narrazioni di inchieste giudiziarie e giornalistiche, sui famigerati derivati Mps Alexandria e Santorini, con l’aggiunta di Fresh e Chianti Classico. Tutte ristrutturazioni, secondo le procure e i giudici di primo grado, usate prima dall’ex presidente Giuseppe Mussari e dall’ex dg Antonio Vigni "per occultare le maxi perdite derivanti dall’acquisto di Antonveneta". E poi da Profumo e Viola per abbellire i bilanci e consentire così gli aumenti di capitale miliardari, indispensabili per tenere a galla il Monte.
La Corte d’Appello ha assolto Profumo e Viola, assieme all’ex presidente del collegio sindacale Paolo Salvadori, "perché il fatto non sussiste". Ha cancellato le condanne a 6 anni per i due ex vertici, a 3 anni e mezzo per Salvadori, e la sanzione al Monte di 800mila euro. E inoltre ha dichiarato "inammissibili" le richieste di risarcimento delle oltre 2mila parti civili . Un verdetto arrivato esattamente due mesi dopo la pietra tombale messa dalla Cassazione sui processi che vedevano Mussari, Vigni e altri 11 imputati, ex manager del Monte, di Deutsche Bank e Nomura, tutti protagonisti dell’affare derivati.
Quali sono le prime conseguenze del verdetto? La Borsa ha premiato il titolo Banca Mps, chiudendo a +2,94% a quota 3,367 euro e sfiorando anche i 3,40. Un bel balzo, tanto che il segretario della First Cisl, Riccardo Colombani chiede al Mef di "non vendere più azioni sul mercato, perché la Banca è più solida e servirebbe un progetto con le Fondazioni bancarie al centro". L’altra conseguenza sarà sui conti del quarto trimestre e sull’utile 2023. Secondo gli analisti, da Mediobanca a Intermonte, l’assoluzione in appello potrebbe ridurre il ’petitum’ delle cause legali di ben 2,9 miliardi di euro complessivi. Consentendo una riduzione degli accantonamenti da un minimo di 200 milioni a un massimo di 550 milioni. Cifre che farebbero balzare ancora più in alto gli utili di Banca Mps.