Venerdì 17 Maggio 2024

Transizione green, l’Europa spinge sull’acceleratore

Transizione green,  l’Europa spinge  sull’acceleratore

Transizione green, l’Europa spinge sull’acceleratore

CON LA DIRETTIVA sulle case green, che ha da poco superato la prima tappa al Parlamento europeo, si completa il quadro delle misure avviate dalla Commissione Ue per contrastare la crisi energetica e attuare la transizione ecologica del Vecchio Continente. Il provvedimento, ora sottoposto all’esame del "trilogo" (Parlamento, Commissione e Consiglio) prima del varo, ha come obiettivo di tagliare gli sprechi energetici degli immobili europei a scopo residenziale e di ridurre le bollette, riqualificando il patrimonio edilizio dei Paesi dell’Unione per raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033, con obiettivo finale di emissioni zero entro il 2050. La direttiva Epbd punta a ottenere un taglio di circa il 25% dei consumi energetici degli edifici europei, che sono la principale fonte di emissioni nell’Ue (40%), e rientra nel pacchetto Fit for 55, la strategia per arrivare a un taglio delle emissioni europee complessive del 55% entro il 2030, poi ricalibrata con il piano RePowerEu alla luce della crisi energetica seguita all’aggressione di Putin all’Ucraina. Il grande cantiere legislativo aperto dalla Commissione di Ursula von der Leyen nel 2019 per vincere la guerra dell’energia pulita dovrà concludersi per forza entro le elezioni europee del 2024, malgrado i rallentamenti dovuti alla pandemia e all’invasione russa dell’Ucraina, perciò Bruxelles ora sta spingendo sull’acceleratore.

Il piano della Commissione dettaglia le politiche europee in materia di clima, energia, uso del suolo e fiscalità, in modo da allinearle in vista di un azzeramento dell’impatto climatico dell’Unione nel 2050, come previsto dal Green Deal. Oltre alle case green, il secondo grande ambito del piano sono i trasporti, un settore fra i più energivori del continente. Tra le misure incluse nel pacchetto c’è lo stop al 2035 per la vendita di auto nuove con motore termico, benzina e diesel ma anche ibrido, Gpl e metano, che sono fra le principali cause di emissioni (29%). Bisogna specificare che si tratta di un divieto di vendita e non di circolazione, salvo i blocchi imposti dalle amministrazioni locali nelle città, e che il divieto di vendita riguarderà solo i veicoli nuovi venduti dopo il 1° gennaio 2035 e non quelli usati, immatricolati entro il 31 dicembre 2034.

Il terzo grande settore in transizione è quello della produzione di energia. Nel piano RePowerEu, la Commissione ha previsto un incremento dell’obiettivo al 2030 per le fonti rinnovabili dal 40% al 45%, portando così la capacità complessiva di produzione di energia rinnovabile a 1.236 gigawatt entro il 2030, dagli attuali 700 gigawatt. Le proposte della Commissione vogliono facilitare una transizione accelerata verso l’energia pulita e una maggiore indipendenza energetica, partendo dal presupposto che l’utilizzo delle energie rinnovabili ridurrà i prezzi dell’elettricità e diminuirà le importazioni di combustibili fossili, non solo dalla Russia ma anche dagli altri fornitori instabili. La nuova Eu Solar Strategy, in particolare, punta all’ampia diffusione dei tetti fotovoltaici, che dovranno coprire almeno il 25% del fabbisogno elettrico dell’Unione. La Commissione prevede l’obbligo di installare pannelli solari su tutti i nuovi edifici commerciali e pubblici con un’area superiore ai 250 metri quadrati entro il 2026. Dall’anno successivo l’obbligo dovrebbe scattare anche per gli edifici già esistenti. Tutti i nuovi edifici residenziali, invece, dovranno avere i tetti solari a partire dal 2029. Misure specifiche per ridurre l’uso di gas fossile per il riscaldamento, favorendo il passaggio alle pompe di calore, comprendono lo stop alla vendita delle caldaie a gas o a gasolio a partire dal 2029.

Il piano RePowerEu, con cui la Commissione sta cercando di dare un’accelerata alla transizione energetica europea, vale in tutto 300 miliardi di euro: 225 miliardi in finanziamenti e sovvenzioni, 75 sotto forma di prestiti. Il modo in cui questi fondi verranno utilizzati è decisivo per il futuro dell’Europa.

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