Martedì 7 Maggio 2024

Taglio dell'Iva, ecco come i Paesi europei combattono inflazione e caro energia

In attesa di recepire la direttiva che dovrebbe armonizzare il regime dell’imposta, i Paesi europei, compresa l'Italia, usano le aliquote ridotte per far fronte ai rincari

Come combattere l’inflazione? Tagliando l’Iva. È questa la ricetta adottata l’anno scorso dalla maggior parte dei Paesi europei alle prese con i rincari energetici e la corsa dei prezzi. Ma in attesa di recepire entro il 2024 le novità della direttiva Ue che ridisegna l’impianto delle aliquote ridotte e aggiorna la lista di beni e servizi agevolabili, il dibattito in Europa prosegue.

In Germania – dove le aliquote sono fissate oggi al 19 e al 7% – nei giorni scorsi si è acceso uno scontro politico sul taglio dell’Iva su frutta e verdura. La proposta del ministro dell’agricoltura, Cem Ozdemir, di azzerare l’aliquota ha suscitato l’opposizione anche all’interno dello stesso governo. Le critiche, che sottolineano come gli alimenti abbiano già un’Iva ridotta e che il taglio andrebbe a vantaggio di tutti, indipendentemente dal reddito, ricordano quelle mosse in Italia nei confronti dell’idea, poi accantonata per il costo elevato (circa mezzo miliardo) e lo scarso sollievo sui bilanci familiari, di azzerare l’Iva sui beni di prima necessità.

Ma a eliminare (temporaneamente) l’imposta su alcuni prodotti nel 2023 è stata ad esempio la Spagna: dal 4% a zero l’imposta su pane, latte, uova, frutta, verdura, eccetera. Un regime che rimarrà in vigore finché l’inflazione si terrà elevata (a gennaio +5,8%). Inoltre, alcuni beni hanno ricevuto degli sconti importanti lato tasse. Per pasta e oli, l’Iva è stata tagliata dal 10 al 5%, mentre per i prodotti di igiene intima femminile dal 10 al 4%. Un’agevolazione, quest’ultima, simile a quella introdotta in Italia su assorbenti e tamponi, che ha portato l’imposta al 5% anche i prodotti non compostabili e lavabili.

La manovra 2023 ha anche abbassato al 5% l’Iva sui prodotti per la prima infanzia: latte in polvere o liquido, preparazioni a base di farine, semole, semolini, fecole o estratti di malto, pannolini e seggiolini per auto. Certo, la tutela dell’infanzia serve anche in un ottica di rilancio della (bassissima) natalità che ormai affligge in generale tutti i Paesi europei (con alcune eccezioni, ad esempio la Francia), e l’Italia in particolare.

Ma, nell’anno appena terminato, un posto di assoluto rilievo lo ha giocato l’energia. Gli interventi di politica fiscale, nel nostro come in altri Stati Ue, si sono concentrati soprattutto sul caro-bolletta. Gas, pellet e teleriscaldamento sono i tre fronti su cui è intervenuto il governo Meloni. La misura sul gas metano conferma sino a fine marzo 2023 l’Iva al 5%, per usi civili e industriali, in deroga alle aliquote del 10% e 22% normalmente applicate secondo gli scaglioni di consumo. Di proroga in proroga (trimestrale), insomma, la riduzione introdotta in via temporanea nell’ottobre 2021 durerà almeno un anno e mezzo. Altre agevolazioni sono riservate al teleriscaldamento, la cui aliquota scende al 5% per le fatture del primo trimestre 2023 e al pellet, che quest’anno beneficerà di una riduzione dal 22 al 10%. Si tratta di due voci, tra l’altro, esplicitamente aggiunte dalla nuova direttiva Ue tra quelle agevolabili. Nel capitolo degli aiuti in bolletta, tra i vari Paesi europei che sono intervenuti sull’Iva si possono citare il Belgio, che ha tagliato dal 21 al 6% l’imposta su gas ed elettricità, fino al prossimo 31 marzo. La Finlandia, che ha ridotto dal 24 al 10% l’aliquota sull’elettricità, fino ad aprile 2023. La Germania, che ha confermato fino al 31 marzo 2024 l’abbassamento dell’Iva sul gas (dal 19 al 7 per cento). L’Irlanda, che ha portato dal 13,5 al 9% l’imposta su gas ed elettricità domestici. Il Portogallo, che sempre in relazione ai consumi elettrici ha tagliato l’aliquota dal 13 al 6% per tutto il 2023.

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