In un mondo che cambia e che presta sempre più attenzione alla sostenibilità, è necessario che le aziende sappiano ben adeguarsi alla mutazione. Lo chiedono i clienti, così come gli Stati, soprattutto alle realtà che operano in settori dalla marcata importanza per il raggiungimento degli obiettivi sostenibili prefissati. In questo discorso rientra sicuramente l’industria alimentare che ha il non facile compito di modificare il proprio paradigma per sposarsi al meglio con l’aumento della popolazione mondiale e la riduzione del proprio impatto sul pianeta e sulla salute dei consumatori. A quanto detto si aggiunge che l’Unione europea punta, entro il 2030, alla creazione di un sistema alimentare completamente sostenibile grazie alla promozione di alimenti sani, sicuri e disponibili a prezzi accessibili per i consumatori.
Industria alimentare, gli ostacoli alla sostenibilità diffusa
I principali ostacoli alla diffusione di un’industria alimentare sostenibile generalizzata sono rappresentati da comportamenti e prassi creati nel corso degli anni. Entrando più nel dettaglio:
- c’è un consumo esagerato di cibo di origine animale e di alimenti troppo elaborati senza calorie. Tale aspetto aumenta i rischi per la salute umana e riduce l’aspettativa di vita globale;
- l’industria alimentare, così com’è ancora largamente oggi intesa, impatta in maniera molto negativa sull’ambiente, portando a un aumento dell'inquinamento, allo sfruttamento eccessivo del terreno, allo spreco di risorse come l’acqua e alla conseguente riduzione delle materie prime e indebolimento delle biodiversità;
- le filiere produttive sono spesso molto lunghe, andando a gravare sull’inquinamento e sulla qualità dei prodotti offerti; il costo degli alimenti risente, non poco, delle pratiche di marketing così come dell'imballaggio e del trasporto. Tutte attività che possono portare a un aumento dell’inquinamento e dello spreco energetico.
Come rendere l’industria alimentare sostenibile
Partendo dalla conoscenza delle criticità in precedenza descritte, un’industria alimentare che intende muoversi verso la sostenibilità deve, necessariamente, tenere a mente tre punti cardine focalizzati sui risvolti ambientali, economici e sociali del proprio operato. Ecco dunque che:
- andrà valutato l’impatto sull’ambiente del proprio operato in termini di inquinamento prodotto, utilizzo delle risorse e danni arrecati alle biodiversità;
- è necessario rendere la sostenibilità ambientale funzionale alle proprie capacità economiche. Andranno analizzati i costi di produzione e la redditività, tenendo anche conto dell’economia locale;
- andranno considerati i risvolti sociali del proprio operato in termini di sicurezza alimentare, qualità degli alimenti e salute dei consumatori, così come di benessere degli animali e delle organizzazioni che operano nel settore alimentare.
E ancora, l’azienda alimentare sostenibile dovrà essere in grado di consumare risorse nel limite proporzionato alla capacità delle stesse di rigenerarsi, con i rifiuti prodotti che mai dovranno eccedere le quantità di quelli che la realtà economica stessa può smaltire o riciclare. Elemento distintivo delle aziende alimentari sostenibili è anche l’uso limitato di combustibili fossili e la prevenzione delle biodiversità.
Industria alimentare sostenibile, gli step
L’industria alimentare che intende diventare sostenibile deve passare attraverso un percorso di analisi e strategia che, partendo dalle fondamenta dell’impresa stessa, possa portare a un cambio radicale di fenomeni e processi. Andranno, ad esempio, ottimizzati i consumi degli input di base, come acqua ed energia, così come migliorato lo sfruttamento delle materie prime e dell’intera filiera di utilità. E ancora, andrà fatto un intervento sugli imballaggi e il packaging dei prodotti, così come andranno evitati gli sprechi alimentari e migliorata la gestione delle eccedenze.
Partiamo dall’ottimizzazione del consumo di energia che passa, inevitabilmente, da una migliore procedura di raccolta e analisi dei dati, così da comprendere dove è necessario intervenire. I più moderni contatori, come i sistemi di smart metering, consentono di avere dati in tempo reale da quei punti della filiera produttiva che possono essere considerati critici per il consumo smisurato dell’energia.
Un altro grande passaggio verso la sostenibilità di un’impresa alimentare è rappresentato dall’ottimizzazione dei suoi impianti di produzione che, a causa dell’usura, possono aver perso le proprie capacità di prestazione e contribuiscono a rallentare l’intero iter e, dunque, a uno spreco energetico. Gli impianti andranno, dunque, calibrati con la nuova ottica aziendale sostenibile e monitorati periodicamente per evitare malfunzionamenti e perdite di operatività.
Vi è poi l’importanza di migliorare ed efficientare i livelli di sicurezza alimentare delle fasi di produzione, garantendo che ogni ambiente e macchinario sia sanificato e igienizzato in maniera ottimale. Queste operazioni, nel mondo odierno, sono in larga parte automatizzate garantendo il risultato sperato in tempi rapidi.
In ultimo, non certo per importanza, è necessario intervenire sulle proprie filiere per renderle quanto più veloci e trasparenti possibile. Anche in questo caso la tecnologia permette di avere maggiore tracciabilità della filiera, oltre a rendere il processo più fluido e veloce. I vantaggi sono molti, dai ricavi maggiori ai minori costi operativi, passando per un aumento generale della resa e della produttività e per la riduzione dei tempi. E ancora, le risorse potranno avere una vita più estesa e garantire dei prodotti di qualità più alta che si trasformano in un maggiore livello di soddisfazione e fiducia da parte dei clienti.
L’importanza dell’analisi e della pianificazione
In base ai discorsi fin qui affrontati, appare evidente che per orientare un’industria alimentare verso un’ottica più sostenibile è di fondamentale importanza adottare un differente processo di analisi delle attività come di recupero dei dati.
Questi, infatti, aumentano ciò che l’azienda riesce a vedere e prevedere, garantendo una maggiore consapevolezza e più efficienza degli ecosistemi produttivi e distributivi.
In tale ottica molto valenza è assunta dall’analisi dei costi del ciclo di vita, nota come Lcca, Life cycle cost analysis. Si tratta di una tecnica orientata alla valutazione economica di un dato aspetto del ciclo produttivo o di tutta la sua interezza che ha la capacità di determinare il costo totale del possesso e del funzionamento di un impianto, così come di un sistema in un determinato periodo di tempo. È un vero e proprio supporto al processo decisionale, che lo arricchisce con grandi quantità di informazioni e permette di identificare i costi in maniera preventiva per arrivare preparati a eventuali picchi nel ciclo di vita del prodotto. Sulla base di queste analisi preventive è possibile agire con azioni di miglioramento che terranno conto dei costi d’investimento e di quelli operativi.