Perché la Silicon Valley Bank è fallita

Le ragioni del crack bancario. E ora le start up rischiano di non riuscire a pagare gli stipendi o addirittura di chiudere

Sono passati solo pochi giorni (se non ore) dal crack della Silicon Valley Bank e i suoi potenziali effetti stanno allarmando gli esperti del settore. Un crollo lampo, in un certo senso a sorpresa, considerando che a febbraio la SVB è stata inserita in ventesima posizione nella lista annuale delle migliori banche d'America di Forbes, e tre giorni fa millantava questo suo risultato sui canali social. La banca è stata chiusa e commissariata venerdì dalla Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic), cioè dall’Autorità che garantisce i depositi bancari fino a 250mila dollari. Il suo fallimento 'pilotato' si sta rivelando un vero ciclone sui mercati finanziari: anche oggi le Borse sono crollate, con Milano che in mattinata ha toccato un passivo di oltre il 4,5%. 

Silicon Valley Bank (ImagoE)
Silicon Valley Bank (ImagoE)

Startup a rischio

La Silicon Valley Bank, che venne fondata nel 1983 da Bill Biggerstaff e Robert Medaris in California, è di fatto la stella polare delle startup Usa: il suo crollo sta avendo importanti ripercussioni per le startup che avevano depositi da svariati milioni di dollari nella banca. Molti dei loro responsabili hanno segnalato di non avere più accesso ai conti correnti e di non sapere se e quando potranno recuperare, almeno in parte, il loro denaro, con il rischio di non potere pagare gli stipendi ai dipendenti o di dover chiudere le proprie attività. Uno spettro che continua ad aleggiare nonostante le rassicurazioni del Tesoro Usa che con Fed e Fdic (Federal Deposit Insurance Corp) ha annunciato che tutti i depositi presso la banca saranno pagati.  Inoltre la banca centrale intende mettere a disposizione una nuova finestra di liquidità per aiutare le banche a rispondere alle richieste dei clienti in caso di fuga.

Le ragioni del crollo

Tra i problemi che hanno portato al fallimento la Svb c'è sicuramente anche l’aumento dei tassi di interesse da parte della Federal reserve per combattere l’inflazione, dal momento che molte delle sue attività, come obbligazioni o titoli garantiti, hanno perso valore di mercato.  

Anni di politiche monetarie accomodanti avevano spinto le attività di Svb. Ma in meno di un anno i tassi di interesse sono passati da zero al 4,75%, con le startup che si sono improvvisamente trovate a corto di liquidità: hanno iniziato così a ritirare il denaro a un ritmo imprevisto, mettendo in difficoltà le casse dell'istituto.

Ma non solo: gli investitori hanno visto tra le cause della difficoltà della Svb anche l'impatto dell'inversione della curva dei rendimenti (quando i tassi a breve termine sono più alti di quelli a lungo termine). Le banche generalmente prendono in prestito a breve per concedere somme a medio e lungo termine.

Senza contare che queste difficoltà sono coincise con l'annuncio, mercoledì sera, della liquidazione di Silvergate Bank, istituto particolarmente presente nelle criptovalute. Ora tra le possibili soluzioni che si prospettano c'è anche l’acquisizione della Svb da parte di un’altra istituzione. 

La paura di un potenziale effetto 2008

Gli esperti l’hanno già definito come il più grande fallimento di un istituto di credito dal 2008, dalla crisi Lehman Brothers. Questo non ha fatto altro che allertare lo scenario internazionale, per le possibili conseguenze che il crack della Svb può importare sui mercati finanziari mondiali. Anche le conseguenze in Italia sono al centro di ipotesi e timori degli analisti. I primi effetti e gli scenari inquietanti dopo il fallimento “a sorpresa” della banca Usa sono sul tavolo dell’economia di settore e lo spettro, evocato ma non ancora certo, è che possa ripetersi il disastro che nel 2008.

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