Lunedì 20 Maggio 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Pensioni 2024: sommersi e salvati. Il caso di chi vuole uscire a 62 anni. Per l’assegno si aspetta fino al 2025

La nuova Quota 103 costringerà quasi tutti gli aspiranti pensionati a lasciare il lavoro un anno dopo. Niente Opzione donna per le nate nel ’65. Ape sociale esclusa per molte categorie di impieghi gravosi

Roma, 2 gennaio 2024 – La stretta su requisiti, condizioni e modalità di calcolo della pensione, introdotta dalla legge di Bilancio, incide direttamente sulle possibilità di uscita e sui piani e programmi previdenziali di milioni di lavoratori. Rispetto alle regole del 2023, i cambiamenti previsti possono comportare ritardi rispetto alle previsioni fatte o scelte non facili sulle penalizzazioni da dover subire per andare via. Vale la pena, dunque, fare una mappa dei sommersi e dei salvati dei nuovi meccanismi operativi da ieri, in relazione alle classi di età dei potenziali pensionandi.

Quota 103 e i nati nel ‘62 

Confermata Quota 103 (composta da 62 anni di età e 41 di contributi) nel corso dell’anno appena cominciato potranno (potrebbero) lasciare il lavoro anche i nati nel ’62 che raggiungeranno i 62 anni, a condizione anche di conquistare i 41 anni di attività. Ma i lavoratori di questa classe rischiano in larga maggioranza di dover attendere di fatto il 2025 per poter lasciare affettivamente il lavoro, perché le finestre mobili fanno slittare in avanti di 7 (privati) o 9 (pubblici) mesi la conquista del primo assegno dal momento della maturazione dei requisiti.

Solo i lavoratori privati che raggiungono le condizioni richieste nei primi 5 mesi o nei primi 3, se pubblici; potranno uscire nell’anno. Non basta. Chi andrà via con questa formula dovrà accettare anche il calcolo interamente contributivo del trattamento, con penalizzazione dell’importo anche fino al 20 per cento. I nati nel ’61, invece, sono potuti andare via fin dall’anno appena chiuso, perché i 62 anni richiesti li hanno già conquistati nei mesi scorsi. Ma se non dovessero aver raggiunto i 41 anni di contributi, anche per loro la prospettiva è quella dei nati nel ’62. E questo vale anche per le classi di età precedenti.

Nuovo Ape sociale 

Con il 2024 entrano nell’area di accesso all’Ape sociale i nati del 1961 (oltre che quelli degli anni precedenti che si dovessero trovare in una delle situazioni previste dalla formula nel corso dell’anno appena cominciato), ma non tutti potranno utilizzare lo strumento. L’aumento del requisito dell’età da 63 a 63 anni e 5 mesi fa sì che potranno effettivamente chiedere l’Ape sociale i nati nel ’61 che compiono gli anni fino a luglio. I nati nei mesi successivi potranno conquistare l’assegno solo dal 2025. Con le nuove regole saranno esclusi dal canale di uscita anche gli appartenenti alle 23 ulteriore categorie di lavoratori che svolgono attività gravose inserite due anni fa: come i professori di scuola primaria, i tecnici della salute, le estetiste e via di seguito.

Opzione donna 

Se fosse stata mantenuta la tabella di marca valida fino al 2023, sia pure con tutte le limitazioni previste, anche le nate del 1965, con 35 anni di contributi al 31 dicembre scorso avrebbero potuto agganciare Opzione donna nel 2024. Ma con l’incremento di un anno dell’età dovranno rimanere al palo. E il risultato è che potranno utilizzare questa via d’uscita le lavoratrici che potevano utilizzarla anche nel 2023: le nate dal 1962 al 1964, con 59-61 anni a fine 2023. Dunque, la platea delle candidate sarà anche più ristretta di quella comunque limitata dell’anno passato.

Canale ‘precoci’

Alla fine, il solo canale che viene confermato in tutte le sue caratteristiche è il canale precoci che premette di andare in pensione anticipatamente con 41 anni di contributi ai lavoratori dipendenti e autonomi, che abbiano lavorato prima dei 19 anni per almeno 12 mesi. Potranno lasciare il lavoro coloro che, a prescindere dall’età anagrafica, abbiano cominciato a lavorare entro il 1983. Sempre che rientrino nelle categorie dell’Ape sociale.

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