C’è un accordo politico sulla riforma del Patto di stabilità. Ilcompromesso è stato raggiunto nella notte tra venerdì e sabato dopo 16 ore di intense e complesse trattative, tra i rappresentanti dei 27 Paesi Ue e quelli dell’Europarlamento. Il prossimo passaggio sarà l’approvazione definitiva che, salvo colpi di scena, dovrebbe avvenire entro aprile. In tal modo, già a settembre i Paesi con conti pubblici da risanare (molti, tra cui l’Italia) dovranno presentare i loro piani di rientro - dettagliando spese, investimenti strategici e riforme strutturali - da applicare a partire dal 2025. Le richieste avanzate dal Parlamento sul conteggio degli investimenti strategici per ottenere più flessibilità nel calcolo di deficit e debito sono state però solo parzialmente accolte. E sono rimasti immutati i paletti voluti dalla Germania e dagli altri ‘frugali’ per quantificare lo sforzo che i singoli Paesi dovranno fare ogni anno per risanare i conti pubblici e portarli in sicurezza. Che tradotto in numeri vuol dire tagli del debito dello 0,5 e dell’1% annuo per chi sfora rispettivamente il 60% e il 90% del rapporto debito/Pil. A cui si aggiunge la richiesta di far scendere il deficit pubblico all’1,5% rispetto al 3% fissato dai trattati.
Non è passata anche la richiesta del Pe di estendere di dieci anni, oltre ai sette (quattro più tre) già inseriti nel testo, il periodo di applicazione dei piani di rientro. Ma è stata aggiunta la possibilità di prolungare la vita degli stessi piani di anno in anno in presenza di circostanze eccezionali. Sul fronte degli investimenti è stata invece accolta la richiesta di escludere dal conteggio delle spese dei governi i fondi destinati a cofinanziare i programmi Ue, primi tra tutti quelli per la coesione.
"L’accordo raggiunto è una buona notizia e conclude un lungo percorso" avviato nell’aprile del 2023 "per ridisegnare le regole di bilancio Ue", ha commentato il commissario all’economia Paolo Gentiloni che giovedì prossimo presenterà le nuove previsioni economiche Ue. Il compromesso è destinato a porre fine alla sospensione del Patto decisa in concomitanza del Covid e poi prolungata a causa della guerra in Ucraina. E dovrà essere ora approvato formalmente sia dal Consiglio Ue che dal Parlamento entro aprile. In base alle nuove regole per il 21 giugno, cioè dopo le europee, la Commissione presenterà ai Paesi interessati, previa consultazioni con gli stessi, il percorso da seguire per raggiungere l’obiettivo, in quattro o al massimo sette anni, della sostenibilità del debito. Entro il 20 settembre toccherà poi ai singoli governi presentare a Bruxelles i piani pluriennali di spesa destinati a mettere in pratica quanto concordato con l’Ue.
Sullo sforzo che l’Italia dovrà fare, vista l’entità del debito (stimata per quest’anno a quota 140,6%) circolano molte cifre, tutte ancora da verificare. Per alcuni addetti ai lavori, si tratterà di 4-5 miliardi all’anno fino al 2027 che diventeranno 9-10.