Milano, 28 gennaio 2025 – La forbice del prezzo s’allarga. E di conseguenza si restringono le possibilità che all’Ops di Montepaschi su Mediobanca, finalizzata al delisting di Piazzetta Cuccia, possa aderire il 66,67% del capitale, condizione posta dall’ad Luigi Lovaglio per mandare in porto l’operazione a sorpresa da 13,3 miliardi lanciata venerdì scorso. Ieri a Piazza Affari i titoli dei due istituti hanno continuato a viaggiare in direzione contraria: Mediobanca si è apprezzata dello 0,2%, a 16,5 euro, mentre Mps ha perso un altro 2%, a 6,36 euro.

Il valore delle 2,3 azioni Mps offerte per ogni titolo Mediobanca scende così a 14,63 euro, l’11,3% in meno di quanto vale Piazzetta Cuccia in Borsa. Ora l’Ops valorizza Mediobanca 12,19 miliardi, a fronte dei 13,75 miliardi a cui capitalizza in Borsa, con un gap di circa 1,56 miliardi. Per colmarlo servirebbe dunque un sostanzioso rilancio di Siena, ipotesi che Lovaglio, almeno per ora, non sembra prendere in considerazione.
Una partita complessa, di cui si discuterà oggi nel cda di Mediobanca, convocato per dare risposta a un’offerta non concordata, giudicata fin dal primo momento ostile, e per iniziare a valutare le possibili contromosse, considerati i vincoli della passivity rule. Il management, guidato dall’ad Alberto Nagel, inviterà il board a respingere l’Ops, contando anche sul probabile sostegno degli investitori istituzionali che nel capitale di Piazzetta Cuccia rappresentano circa il 35%, da Blackrock con il 4,2% a Norges Bank e Vanguard solo per citarne alcuni. La regola aurea dei fondi, infatti, è quella di seguire le indicazioni del mercato e la Borsa ha di fatto già acceso il semaforo rosso sull’operazione. Ma la conta si farà solo tra giugno e luglio, quando l’offerta sarà effettivamente lanciata. Una tempistica condizionata dal via libera che dovrebbe arrivare, sempre tra giugno e luglio, dalle Authority.
È verde, invece, il semaforo acceso dall’Ue sul tentativo di Montepaschi di entrare da padrone nel salotto buono della finanza italiana. “Dal punto di vista del controllo delle concentrazioni”, l’offerta di Mps non è stata notificata alla Commissione europea, ha fatto sapere una portavoce di Bruxelles, ricordando comunque che, come sempre, spetta alle parti valutare se l’operazione vada notificata ai sensi delle norme Ue sulle concentrazioni. Dopo la cessione della maggior parte della quota pubblica, infatti, “Mps non è più vincolata dal suo impegno ai sensi della decisione sugli aiuti di Stato di astenersi dalle acquisizioni, il che le consente di intraprendere le azioni aziendali che riterrà appropriate per perseguire i propri interessi commerciali”.
Via libera all’Ops di Siena anche dal segretario generale della Fabi – il sindacato dei bancari – Lando Maria Sileoni, secondo cui l’operazione “è la combinazione vincente di due visioni differenti di fare banca”, peraltro “senza impatto sociale, cioè senza esuberi”.
Intanto Beniamino Gavio, che con Aurelia partecipa al patto di consultazione di Mediobanca, ha comunicato al mercato di avere speculato sul titolo dopo l’annuncio dell’Ops. L’imprenditore ha venduto 200mila azioni e opzioni ‘put’ con un sottostante di 750mila azioni.