
ALL’INTERNO DEI NEGOZI Decathlon sparsi in giro per l’Italia si vedono spesso quei box per inserire le scarpe da ginnastica...
ALL’INTERNO DEI NEGOZI Decathlon sparsi in giro per l’Italia si vedono spesso quei box per inserire le scarpe da ginnastica finite, troppo utilizzate e pronte da gettare via. Dietro a quel progetto c’è l’azienda innovativa EsoRecycling, nata grazie a Nicolas Meletiou, managing director dell’impresa che ha sede legale a Riccione, in Emilia-Romagna, ma opera nel cuore delle Marche, a Tolentino. Un viaggio che è iniziato 25 anni fa, riciclando altri materiali, ma con la stessa finalità: dare una seconda vita a quei prodotti che altrimenti diventerebbero scarti. Infatti, con le materie riciclate ecco che vengono realizzate pavimentazioni antitrauma per i parchi gioco. Un’idea che è subito piaciuta a Decathlon, ma anche a tante altre realtà del mondo sportivo. A capirne l’importanza di EsoRecycling ci sono però anche i Comuni italiani e le ditte che hanno operai. I primi per allargare la raccolta e sensibilizzare i cittadini, le seconde invece per riciclare i dispositivi di protezione individuale utilizzati sul lavoro. E ora la società Benefit è presente pure nel mondo della moda, con i più importanti marchi a livello mondiale che hanno conferito i loro materiali.
Nicolas Meletiou, vi occupate di recupero e riciclo di materiale sportivo. Ma la vostra storia, nel 1999, inizia in un altro settore. Come mai questo cambiamento?
"Eso nasce nel 1999 quando ancora non esisteva un circuito che fosse in grado di raccogliere i rifiuti negli uffici (toner, carta, cartucce). Iniziamo qui a fare un lavoro di sostenibilità. Nel 2007 però ho un infarto e questa cosa mi cambia la vita. Allora, nel 2009, in una maratona a Roma incontro diversi runners. Uno di loro, l’ex mezzofondista italiano Marco Marchei, mi dice: ‘Ho 20 scarpe da ginnastica nell’armadio e non vogliamo buttarle così a caso, devono avere una seconda vita’. Da qui parte il progetto EsoSport che permette la raccolta e riciclo di materiale sportivo esausto su tutto il territorio italiano, coinvolgendo pubblica amministrazione, aziende, negozi e catene di articoli sportivi. Dividendo, attraverso un macchinario, il tessuto della scarpa dalla gomma, insieme a mia moglie ci viene l’idea di riutilizzare quest’ultima parte per creare una pavimentazione antishock per i bambini. Decathlon decide allora di estendere il servizio a livello nazionale per avviare un processo di economia circolare evitando che questo materiale vada a finire in discarica".
Questo progetto è presente anche in diversi comuni italiani che poi hanno parchi gioco con una pavimentazione antitrauma creata da voi. Come ci siete arrivati?
"Nel 2011 muore mia moglie Elisabetta Salvioni. Decido quindi di dedicarle una associazione sostenibile, chiamata GoGreen, e lanciare l’iniziativa ‘Il giardino di Betty’. Tutto il riciclo delle scarpe da ginnastica e della gomma inizia a confluire nella creazioni di giardini. Da allora abbiamo costruito 29 spazi ludici sul territorio nazionale, di cui 11 a Genova. Abbiamo rapporti con circa una cinquantina di amministrazioni in giro per l’Italia come Lecco, Sesto San Giovanni e Monza. Dopo questa esperienza ci avviciniamo allora a copertoni e camere d’aria per le biciclette e alle palline da tennis, allargando i nostri prodotti e diventando un player nazionale sui rifiuti provenienti dallo sport. Creiamo anche piste di atletica leggera, ‘La pista di Filippide’, dedicata al primo maratoneta della storia, e campi da basket, da padelle e da tennisi".
E poi l’ulteriore espansione nel 2018, raccogliendo dispositivi di protezione individuale. "In un colloquio con un importante player nel mondo delle sneakers, il direttore commerciale ed ex maratoneta Gelindo Bordin, campione olimpico nel 1988, mi dice: ‘Ma perché non lo fate anche con le scarpe da lavoro?’. Abbiamo così creato un ulteriore macchinario che potesse dividere le diverse parti dell’accessorio. Con una ricerca di mercato abbiamo visto che, come nel 1999, non esisteva una vera e propria raccolta con successivo riutilizzo del materiale. Con tre clienti test avviamo allora un anno di prova. Uno di loro ci chiede anche un aiuto sull’abbigliamento come guanti, mascherine e caschi. Nasce allora EsoRecycling e l’idea ‘Back to work’. Tra i clienti contiamo su Enel e-distribuzione, Dhl, Electrolux e Terna".
A Ecomondo a novembre avete ricevuto il Premio Sviluppo Sostenibile 2024 per l’idea degli EsoBox in collaborazione con Decathlon Italia.
"Un premio molto prestigioso dato dall’associazione con a capo Edo Ronchi, ex ministro dell’Ambiente. Il lavoro con Decathlon, nostro cliente da 15 anni, permette di riottenere un materiale puro. Oldrati Group poi ha devulcanizzato la materia e sono state fatte scarpette con un materiale di gomma che nella suola ha dei metalli antiscivolo per il ghiaccio. Così il prodotto, invece di rimanere 100 anni nella discarica, viene riconvertito".
Contate da maggio su uno stabilimento di 700 metri quadrati interni e 2.400 esterni a Tolentino, chiamato "Amato Cannara". Come mai questo nome?
"Si chiama così in memoria di mio nonno. Abbiamo un macchinario che abbiamo disegnato noi e poi brevettato in Europa. Lavora ad hoc la gomma e negli anni l’abbiamo ampliato per le aziende dell’alta moda che ci hanno contattato per iniziare a smaltire i capi in eccesso. Quindi ora possiamo lavorare anche il tessile e gli accessori. Il macchinario divide tutte le componenti e permette di avere meno scarto possibile.
E il mercato, come sta andando? Guardate già all’estero?
"Ora ci siamo espansi con EsoRecycling Danmark e qui vorremmo aprire il primo impianto fuori dall’Italia, per poi allargarci in Europa".