Mercoledì 24 Aprile 2024

L’ok di Generali Donnet vince il primo round

Accordo tra i consiglieri: il ceo verso la riconferma. Il patto Del Vecchio-Caltagirone resta minoranza

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di Elena Comelli

Il numero uno di Generali, Philippe Donnet, esce vincitore dal primo round, in vista del rinnovo del consiglio del Leone di Trieste. I consiglieri non esecutivi hanno optato a maggioranza per un terzo mandato al manager francese, che aveva confermato con una lettera la sua disponibilità a restare alla guida.

I consiglieri, spiega una nota della compagnia, "a maggioranza hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto e i risultati conseguiti da Donnet, accogliendo favorevolmente tale disponibilità in vista, nel caso in cui il consiglio uscente proceda alla presentazione di una lista per il rinnovo del consiglio, di una sua inclusione nell’elenco con il ruolo di amministratore delegato, anche per il prossimo mandato".

Donnet piace a una parte del consiglio, compresi i rappresentanti di Mediobanca (13%), mentre non trova il favore di 4 dei 13 membri del board, in particolare di Francesco Gaetano Caltagirone (già socio al 6%), di Romolo Bardin (espressione di Leonardo Del Vecchio, azionista con il 5%), di Sabrina Pucci e di Paolo Di Benedetto.

La recente mossa di Del Vecchio e Caltagirone di stringere un patto di consultazione sull’11% della compagnia, puntava a realizzare il proposito di un radicale cambiamento strategico. Svolta che, nell’ottica dei due imprenditori, passa soprattutto da un nuovo assetto di vertice, che dovrebbe favorire un differente approccio a fusioni e acquisizioni. In questo primo round di discussione, però, Del Vecchio e Caltagirone non sono riusciti a far prevalere il loro orientamento, favorevole a un cambiamento al vertice.

La parte del consiglio che sostiene Donnet ritiene, invece, che proprio le linee guida definite dal ceo sono la scelta giusta per il Leone. In questi anni il manager ha prodotto solidità, redditività e ha seguito una logica "opportunistica" sul fronte delle acquisizioni, che ha permesso uno sviluppo costante senza rischi eccessivi.

Quest’ultimo punto, non trova però concorde l’altra parte del board: a parere di Caltagirone e Del Vecchio, si è fatto troppo poco per la crescita internazionale. E ora il gap andrebbe sanato con un nuovo indirizzo strategico. Anche i Benetton, soci con poco meno del 4%, potrebbero aprire una riflessione sull’adesione, insieme a Fondazione Crt. Molto dipenderà da come evolverà il confronto tra i due fronti in cda, che si riunisce il 27 settembre. In mancanza di un compromesso, il confronto si sposterà dal consiglio all’assemblea di Trieste.

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