Roma, 30 settembre 2023 – Onorevole Tommaso Foti, le impennate dello spread sembrano attestare qualche diffidenza dei mercati nei riguardi della Nadef varata mercoledì dal governo. Come capogruppo di Fratelli d’Italia è preoccupato per la tenuta delle previsioni?
"In realtà mi sembra che anche su questo ci sia una narrazione abbastanza risibile: delle sinistre alla frutta su questi temi provano a giocarsi la carte dello spread, ma sono evidentemente smemorate. In questo momento lo spread italiano è esattamente al 20% in meno di quando toccò quota 250 col governo Monti. Mi pare sia una lettura tutta politica. Del resto, nei giorni scorsi l’ex ministro Giovanni Tria ha definito questa Nota prudente e corretta, come il caso richiede, soprattutto dopo la vicenda del Superbonus e il Bonus facciate, che indubbiamente influisce".
Standard&Poor’s e Ocse tuttavia fanno previsioni di crescita del Pil rispettivamente dello 0,7% e lo 0,8% per il 2024, ben al di sotto dell’1,2% indicato nella Nadef...
"Chi ha la sfera di cristallo è bravo. Vorrei ricordare che tutti pronosticavano che a inizio anno l’Italia sarebbe andata in recessione e che grazie alle misure preventive del governo Meloni invece non è successo. Le previsioni della Nadef sono in linea con gli andamenti macroeconomici e contengono dati molto realistici. È una Nota che potremmo definire di responsabilità, molto ma molto ben meditata. Poi sono previsioni, come tutte soggette a verifica".
Quali sono gli indirizzi chiave?
"La conferma del taglio del cuneo, la prima fase della riforma fiscale, il sostegno alla genitorialità e rinnovo dei contratti del Pubblico impiego, con particolare riferimento alla sanità. Senza dimenticare gli investimenti pubblici, a partire da quelli già calendarizzati del Pnrr. Vorrei anche fare presente che la Nadef prevede misure incisive di contenimento della spesa pubblica, per una previsione di 2 miliardi. Devo dire che, se anche l’indebitamento netto in rapporto al Pil viene rivisto al rialzo, soprattutto per il 2024, l’aggiustamento prefigurato e l’andamento dell’aggregato di spesa mi paiono del tutto in linea con la raccomandazione del Consiglio europeo e il futuro assetto delle regole di bilancio dell’Ue".
Il piatto forte da 11 miliardi è la conferma del taglio del cuneo fiscale, che tuttavia è già nelle tasche dei lavoratori, mentre il caro vita non demorde...
"Una misura temporanea diventa stabile: invece che per sei mesi si potrà farci affidamento per il prossimo anno. Se si vogliono stimolare i consumi bisogna mettere soldi nelle tasche dei cittadini. Il taglio del cuneo, come quello delle aliquote, potrà rappresentare una buona boccata di ossigeno sia per le famiglie che per i consumi. Aggiungerei anche il carrello tricolore anti-inflazione che parte domenica, che è indicativo della capacità di questo governo di mettere attorno a un tavolo i vari attori per moderare i prezzi e contenere l’inflazione. Tenendo presente che questa inflazione è un problema europeo deflagrato tra fine 2022 e inizio 2023, probabilmente anche per una sottovalutazione delle prime fiammate da parte della Bce".
Ritiene che la Banca centrale avrebbe dovuto mixare i tagli ai tassi di interesse con stimoli alla crescita come in Usa?
"Se si adotta una politica di soli aumenti progressivi dei tassi è evidente che sia volta solo a raffreddare la domanda. Ma, raffreddando la domanda, è altrettanto naturale che l’economia dia segni di rallentamento. C’è un problema europeo, oltre che mondiale, di andamento economico. Una parte delle difficoltà che riscontriamo in Italia dipende dai rapporti di export con la Germania, che sta vivendo una difficoltà maggiore della nostra, ma che a sua volta si riflette su di noi".