Una buona notizia per le famiglie e i consumatori. Dopo due anni di rialzi, i tassi di interesse sui mutui a dicembre hanno invertito la rotta. E’ la diretta conseguenza del forte rallentamento dei prezzi dopo l’impennata del 2022, causata dallo scoppio della guerra in Ucraina e dalla corsa senza freni delle bollette di luce e gas oltre che delle materie prime. I numeri dell’ Istat relativi al mese scorso confermano le stime preliminari e fissano a 5,7% il dato annuo, quasi tre punti in meno rispetto all’8,1% del 2022. Su base mensile, a dicembre la flessione è stata dello 0,6%, 11 punti in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. La stretta monetaria decisa dalla Bce proprio per riportare l’inflazione verso la soglia di tolleranza del 2% ha sicuramente avuto un buon esito. E se, a parere degli analisti, il primo vero ribasso dei tassi di interesse arriverà solo a giugno (e, non più a marzo, come si prevedeva in un primo momento) le antenne sensibili dei mercati stanno cominciando a fiutare il cambiamento di clima.
L’Abi, l’Associazione dei Bancari Italiani, infatti, ha registrato nel suo report mensile, una prima inversione di rotta dei tassi sui mutui che, per quanto riguarda le nuove operazioni, sono passati al 4,42% contro il 4,5% del mese precedente. Certo, si tratta di una piccola variazione, a dicembre del 2022 il tasso medio era del 3,1%. Ma è un trend che in prospettiva può portare a una vera e propria boccata d’ossigeno per le famiglie, alle prese da due anni a questa parte con le rate di mutui in forte salita.
In compenso, si allarga il differenziale sui tassi di interesse praticati sui nuovi prestiti alle imprese, che passa dal 5,59 al 5,69%. che negli ultimi due anni hanno dovuto fare i conti con il caro-mutui. Rispetto a dicembre 2021, quando il dato per le imprese era all’1,18% e quello sui mutui all’1,40% si conferma l’andamento divergente con un aumento di 451 punti base per le società non finanziarie e di 302 per l’acquisto di abitazioni. Aumentano anche i tassi sui nuovi depositi vincolati o sui certificati di deposito, che si attesta sul 3,91%.
Per quanto riguarda i prezzi, la discesa dell’inflazione è stata determinata soprattutto dal venir meno delle tensioni sul fronte dei beni energetici (+ 1,2% contro il +50,2% dell’anno precedente). I prezzi nel comparto alimentare evidenziano invece un’accelerazione della crescita media annua (+9,8%, da +8,8% del 2022), nonostante l’attenuazione della loro dinamica tendenziale durante la seconda metà dell’anno.
Ma c’è un dato che mostra ancora una volta come l’inflazione sia la "tassa" più ingiusta per i consumatori. Infatti, sempre secondo i dati Istat, nel 2023 l’impatto del carovita, misurata attraverso l’indice Ipca, è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa, pari a +6,5% contro +5,7% per quelle più abbienti.