Venerdì 26 Aprile 2024

Lavoro, studio choc: “L’Intelligenza artificiale mette a rischio 300 milioni di posti”

Secondo un rapporto della banca d'affari statunitense Goldman Sachs l’Ai cosiddetta ‘generativa’ potrebbe avere un impatto choc sull’impiego

Roma, 28 marzo 2023 - La forte disoccupazione è il lato oscuro di un futuro 'aiutato' dall'intelligenza artificiale? Probabilmente sì, specialmente davanti all'Ai cosiddetta 'generativa' secondo un rapporto della banca d'affari statunitense Goldman Sachs, riportato il Financial Times. A fronte di indiscussi vantaggi con un aumento del prodotto interno lordo globale annuo del 7% in 10 anni, porterebbe però con sé uno sconvolgimento nel mercato del lavoro, mettendo a rischio il posto di 300 milioni di persone nelle grandi economie del mondo.

Aumento del Pil

Infatti sistemi di intelligenza artificiale 'generativa' come il ChatGPT, che possono creare contenuti indistinguibili da quelli prodotti dall'uomo, darebbero una spinta alla produttività tale da far aumentare il prodotto interno lordo globale del 7% in un periodo di 10 anni, secondo quanto riporta il Ft.

300 milioni di polsi a rischio

L'altra faccia della medaglia, davanti a macchine che possono eseguire i compiti dell'uomo, anche quelli creativi, ci saranno "notevoli sconvolgimenti" nel mercato del lavoro: l'automazione porterebbe alla perdita di circa 300 milioni di posti a tempo pieno, scrivono gli autori dello studio, Joseph Briggs e Devesh Kodnani.

Chi rischia di più

Chi rischia maggiormente di essere licenziato sono gli avvocati e il personale amministrativo. Lo studio ha calcolato che negli Usa e in Europa circa due terzi dei posti di lavoro sono esposti a un certo grado di automazione dell'intelligenza artificiale. In una visione meno catastrofica per il mercato del lavoro probabilmente la maggior parte di queste persone vedrebbe le proprie mansioni 'automatizzate' per meno della metà, non perdendo il posto, ma dedicando così più tempo ad attività più produttive. Negli Stati Uniti questo discorso potrebbe valere per il 63% della forza lavoro, escluso il 30% che svolge lavori fisici o all'aria aperta. Mentre il 7% dei lavoratori statunitensi potrebbe perdere a favore delle macchine più della metà delle proprie mansioni.  

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