Lavorare in viaggio, la sfida della startup Creative Harbour: portiamoli in Italia

La Puglia diventerà il primo hub di Creative Harbour, startup innovativa italiana nata con l'obiettivo di organizzare viaggi per chi lavora da remoto. Oggi la startup, dopo aver ricevuto un finanziamento da 250.000 euro, prepara l'evoluzione del suo modello di business: spazi fisici per lavoratori digitali.

I founders di Creative Habour: Matteo Marchesano, Simone Lattanzi  Alessandro Renna

I founders di Creative Habour: Matteo Marchesano, Simone Lattanzi Alessandro Renna

Lavorare viaggiando è una sfida possibile, oggi, grazie alla tecnologia. Ma lavorare in viaggio, con una community di nuovi amici, in una villa, su una spiaggia delle Canarie, o nel centro di Marracash, è tutta un’altra storia. Questa è l’idea sviluppata da Creative Harbour, startup innovativa italiana nata durante la pandemia, a marzo 2021. La visione dei founder Simone Lattanzi, Alessandro Renna e Simone Marchesano, tutti professionisti italiani provenienti da diversi settori, era quella di permettere alle persone di poter lavorare da luoghi che permettessero un maggior equilibrio tra vita professionale e vita privata, potendo vivere a pieno ogni istante extra lavoro, conoscendo altri professionisti da tutta Italia.

Negli ultimi anni, il panorama lavorativo è cambiato radicalmente e in modo permanente, con una forte crescita del lavoro da remoto. 

La possibilità di scegliere l'ambiente e la sede di lavoro è oggi un fattore chiave per molte persone in cerca di occupazione, e sempre più professionisti cercano occupazioni che permettano attività da remoto o ibrida. Oggi Creative Harbour, dopo aver concluso un aumento di capitale con la società leader di coworking e formazione Talent Garden e aver raccolto più di 250.000 euro lavora per far evolvere l’esperienza, sviluppando dei veri e propri spazi fisici, pensati e realizzati per esploratori e nomadi digitali con al centro una mmunity.

Creative Harbour è nata dall’idea di promuovere viaggi per remote workers e sta evolvendo il suo modello di business verso lo sviluppo di “case per nomadi digitali”. Li abbiamo incontrati per capire le opportunità per l’Italia, rispetto a questo settore.

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Come vengono selezionate le località per i pacchetti di viaggio - lavoro di Creative Harbour?

“Dietro la scelta delle location c’è un grande lavoro, vengono tenuti in considerazioni molti aspetti come la stagionalità, la vicinanza a spot naturali e la forza attrattiva della stessa località”.

Come vengono scelte le case e le strutture adatte ai lavoratori da remoto? 

“Una volta individuato il luogo vengono cercate le strutture che devono rispettare delle caratteristiche ben precise sia in termini di spazi interni che di spazi esterni. Creative Harbour poi interviene con micro interventi per ottimizzare gli spazi di coliving e coworking e creare le giuste logiche di community all’interno della struttura”.

Che cosa cercano oggi i nomadi digitali? 

“Oggi i nomadi digitali non cercano più solo un posto letto a buon prezzo ma cercano persone da conoscere con cui condividere esperienze e pezzi di vita. Questo è il motivo per cui la community è al centro del nostro progetto e diventa volano di crescita sia per noi che per le persone che ne fanno parte”. Che potenzialità ha l’Italia in questo campo? “L’Italia sicuramente, proprio per la sua conformazione e varietà territoriale, può trarre grandi benefici da questa rivoluzione. Luoghi che fino a qualche anno fa lavoravano pochi mesi all’anno oggi diventano luoghi attrattivi anche fuori stagione, per un turismo più lento e sostenibile”. Come mai avete scelto Puglia? Sono previste altre destinazioni per il futuro? “La Puglia è un gioiello tutto Italiano e l’abbiamo scelta per la sua varietà e la sua bellezza, contando anche che è un luogo facilmente raggiungibile sia in auto sia in aereo essendo ben collegata e potendo contare su due aeroporti internazionali. I nostri clienti in Puglia poi imparano a fare la pasta fresca, si godono calette con mare cristallino e possono scegliere di vedere tantissimi spot culturali”.

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Qual è la tipologia di ambiente più adatta, in Italia per sviluppare queste iniziative (ad esempio città, paese, mare, montagna ecc..) e cosa serve per garantire una buona esperienza? “Per garantire una buona esperienza sicuramente servono luoghi a contatto con la natura, vogliamo che le persone escano dalla frenesia della vita cittadina e si prendano il tempo necessario per stare bene. Sicuramente i luoghi di mare hanno un accessibilità maggiore motivo per cui abbiamo cominciato proprio da li, ma in futuro vedremo sicuramente anche Harbour in mezzo alle montagne”. C’è qualcosa che possono fare le istituzioni locali per favorire questo “turismo”? “Serve lavorare sulle comunità locali e poter garantire dei servizi di base necessari a chi vive lavorando, come un wifi esteso e stabile, spazi di lavoro idonei e eventi che permettano alle persone di incontrarsi. E’ una grande opportunità per l'Italia per attrarre nuovi turisti e creare un nuovo indotto valorizzando per più mesi all’anno i luoghi e le infrastrutture”.

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