Appuntamento a giugno (forse) con il taglio dei tassi. Per ora, come previsto, il costo del denaro in Eurolandia resta fermo al 4,50% per il tasso di riferimento e al 4% per il tasso sui depositi delle banche (al 4,75% il tasso di emergenza). E’ andata così la riunione di marzo dei vertici della Bce e andrà così anche quella di aprile. La decisione è stata unanime, ha spiegato in conferenza stampa la presidente Christine Lagarde, e l’ipotesi di un taglio non è stata discussa, anche se si è iniziata a delineare una riduzione dell’orientamento restrittivo nel caso arrivino sufficienti informazioni che rafforzino la fiducia dei banchieri centrali.
Ad aprile, ha aggiunto Lagarde, i nuovi dati saranno ancora troppo pochi per prendere una decisione, ma a giugno saranno molti di più. Facile.it, infatti, ha analizzato i futures sugli Euribor - che rappresentano le aspettative di mercato - scoprendo che le rate potrebbero iniziare a diminuire tra maggio e giugno, ma il calo sarà modesto, compreso tra i 14 e i 22 euro circa per un mutuo variabile medio. La Bce ha rivisto al ribasso le sue proiezioni sull’inflazione, una riduzione legata però "principalmente a un minor contributo dei prezzi dell’energia", che sfuggono alla morsa della politica monetaria e sono legati alle quotazioni internazionali. Ora la Banca centrale prevede un’inflazione media del 2,3% nel 2024, del 2% nel 2025 e dell’1,9% nel 2026, ma l’inflazione core è stimata a livelli più elevati: 2,6% nel 2024, 2,1% nel 2025 e 2% nel 2026. Un’inflazione stabile ma a livelli più alti dell’obiettivo resta un rischio. "Le pressioni domestiche sui prezzi restano comunque alte, in parte a causa di una forte crescita nei salari", spiega la nota, che pure riconosce la flessione di alcuni indicatori dell’inflazione sottostante. Anche la flessione della produttività contribuisce, ha poi aggiunto Lagarde, a tenere "elevate" le pressioni sui prezzi, e i rischi geopolitici comportano un ulteriore rischio sui prezzi. La politica monetaria, intanto, continua a esercitare i suoi effetti, moderando l’attività economica e quindi l’inflazione. Le proiezioni indicano una crescita dello 0,6% quest’anno, ma una dell’1,5% nel 2025 e dell’1,6% nel 2026, "sostenuta inizialmente dai consumi e poi anche dagli investimenti": i primi meno legati dei secondi all’andamento dei tassi di interesse.
I sondaggi già segnalano in ogni caso una "graduale ripresa", che diventerà più evidente nella seconda metà dell’anno, ha poi spiegato Lagarde, a causa della flessione dell’inflazione e della crescita dei salari; anche se la crescita dell’occupazione sta comprimendo la competitività di Eurolandia. I rischi sulla crescita restano orientati verso il basso. Ogni decisione, comunque, continuerà a essere presa "meeting dopo meeting": l’appuntamento a giugno non è una garanzia. Anche se un primo taglio appare probabile: la Bce non aspetterà che l’inflazione giunga al 2% per iniziare il taglio dei tassi, ha ammesso Lagarde, mentre le aspettative di mercato "sembrano convergere meglio" con le intenzioni della Banca centrale.