Solo un lavoratore domestico su 10 riuscirà a rientrare nelle quote autorizzate nel decreto Flussi di quest’anno. "A parlare – come avvisa Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico – sono i numeri: su oltre 86mila domande precaricate al 26 novembre sul portale dedicato del ministero dell’Interno, solo 9.500 saranno accolte". E se questo è il risultato per il cosiddetto click day per il lavoro domestico scattato nella giornata di ieri, non è andata meglio sabato scorso per l’appuntamento analogo riservato ai lavoratori subordinati non stagionali di Paesi che hanno intese con l’Italia: anche in questa occasione per 25mila posti disponibili le prenotazioni delle imprese erano dieci volte di più. E un esito che va nella stessa direzione è previsto per la prossima tappa in programma il 12 dicembre relativa alle occupazioni stagionali.
Dunque, nonostante il rilevante incremento delle quote di ingresso (fino a sfiorare i 500mila posti in tre anni) stabile dal governo Meloni, le cifre reali del mismatch tra i posti messi a disposizione e le richieste di famiglie e imprese fanno ben vedere il disallineamento esistente tra domanda e offerta di lavoro extracomunitario. Tant’è che solo per quest’anno, a conti fatti, il ministero dell’Interno ha stimato che nel complesso al 2 dicembre erano arrivate 607.904 domande precompilate a fronte di 136 mila posti in palio. Il settore più penalizzato dalla ristrettezza dei numeri in gioco è, in realtà, quello del lavoro domestico: erano undici anni, del resto, che le porte dei decreti flussi erano state sbarrate per colf, badanti, baby sitter. E questo mentre il fabbisogno di queste figure professionali cresceva a dismisura anche per effetto dell’invecchiamento della popolazione. Il problema è che la riapertura è decisamente limitata (sempre 9.500 ingressi l’anno anche per 2024 e 2025) rispetto alle esigenze delle famiglie.
"Siamo di fronte a una vera e propria ‘lotteria’ che poteva essere evitata – spiega Zini –. Il click day ha confermato tutti i limiti del passato, anche dal punto di vista informatico. Pesanti rallentamenti nell’invio delle domande si sono registrati sul portale che, come prevedibile, si è ripetutamente bloccato prima dello stesso avvio. Ora siamo preoccupati soprattutto per le tempistiche. Che fine faranno le oltre 76mila domande in over booking? Il nostro auspicio è che possano ottenere una corsia preferenziale in vista del prossimo click day, che sarà tra due mesi, il 7 febbraio 2024. Servirebbe anche un allargamento delle quote".
Secondo le stime contenute nel Rapporto 2023 Family (Net) Work, occorrerebbero 23mila nuove unità l’anno, 68mila nel triennio. Cifre ben al di sopra di quelle che sono state autorizzate da qui al 2025. Non va tanto meglio per il settore della ristorazione e dei pubblici esercizi e, dunque, per baristi, camerieri, personale di cucina. Il 12 dicembre sono previsti 85.550 ingressi stagionali, ma oltre 40mila sono riservati all’agricoltura e circa 3mila al comparto turistico-alberghiero. Restano 15mila posti per gli altri ambiti, compreso quello della ristorazione.
Da qui la proposta lanciata da Lino Stoppani, presidente della Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio: "Oggi ci sono i permessi di soggiorno correlati ai flussi migratori. Dunque, se tu ottieni il permesso di soggiorno, io ti posso fare il contratto. Ma non sarebbe più opportuno garantire il permesso di soggiorno quasi in automatico a chi invece ha un contratto di lavoro?". Di certo, però, hanno ottenuto, invece, un consistente allargamento delle quote di extracomunitari da poter assumere le imprese dell’agricoltura. Tra il prossimo click day del 12 dicembre e quello di febbraio dovrebbero poter entrare nel settore 80mila lavoratori. In linea con i fabbisogni stimati da Coldiretti.