Sabato 4 Maggio 2024

I nodi dell’economia. La ripresa rallenta, il debito sale. Serve la pace a Gaza e in Ucraina

Sviluppo e occupazione vanno sostenuti senza gravare pesantemente sui bilanci pubblici. La fine dei conflitti ridurrebbe subito i costi dell’energia e abbasserebbe l’inflazione.

Soldati israeliani tra le case distrutte del Be'eri Kibbutz (Ansa)

Soldati israeliani tra le case distrutte del Be'eri Kibbutz (Ansa)

Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha giustamente osservato che "le prospettive di crescita nel medio termine rimangono modeste". Il Fondo Monetario Internazionale ha espresso valutazioni problematiche sul debito pubblico in particolare di Italia, Francia e Belgio, mentre non sono brillanti le prospettive di crescita del prodotto interno lordo nell’area euro nei prossimi anni.

Peraltro, negli ultimi trimestri, l’incremento del Pil nell’area euro è stato attorno allo zero, con lieve diminuzione in Germania e limitate crescite in Spagna, Italia e Francia. Alto debito pubblico e stagnante incremento del Pil producono prospettive economiche non incoraggianti e accentuano le difficoltà a ridurre l’ammontare totale del debito pubblico in carenza di robuste spinte di ripresa che si sono attenuate man mano ci si è allontanati dal cospicuo rimbalzo dell’economia seguito al periodo più acuto della pandemia. Infatti, man mano ci si distacca dagli anni del Covid, si allontanano i connessi provvedimenti straordinari per il sostegno dell’economia, si constata l’ampliamento del debito pubblico ed occorrono nuove riflessioni per sostenere la ripresa dello sviluppo e dell’occupazione senza gravare pesantemente sui pubblici bilanci.

Siamo in una fase gravemente caratterizzata da conflitti che tendono a incancrenirsi in Ucraina, nel Vicino Oriente e nel Mar Rosso, innanzitutto con enormi problemi umanitari e con crescenti rischi per la sicurezza e la libertà di circolazione delle persone e delle merci. L’inflazione in Europa continua a scendere (a marzo è stata del 2,4% nell’area euro), ma ora sussiste il rischio che possa riprendersi a seguito delle gravissime tensioni internazionali che hanno recentemente portato ad una nuova crescita dei principali costi dell’energia: infatti, venerdì scorso il gas ha chiuso a 31,90 euro e il petrolio a 87,62 Dollari. In Europa, e anche negli Usa, vi è grande attesa per la riduzione dei tassi d’interesse delle banche centrali.

Nell’Europa dell’euro i tassi della Bce sono fermi da settembre e sono inferiori a quelli americani, britannici e di altri Paesi europei non euro. Dall’autunno scorso i tassi di mercato hanno iniziato a scendere, anticipando le attese decisioni della Bce. Ma da alcuni giorni i tassi di mercato hanno smesso di scendere e si sono stabilizzati o addirittura hanno ripreso un po’ a crescere. Così anche i Btp, che ad ottobre avevano toccato il picco del 4,99% e a fine dicembre avevano visto ridursi il rendimento al 3,49%, ora sono risaliti attorno al 3,90%, influenzati innanzitutto dalle conseguenze economiche di conflitti bellici che paiono drammaticamente interminabili.

In questo contesto proseguono le attività di realizzazione del Pnrr, assai utile per sostenere l’economia produttiva, e ci si avvicina in Europa e negli Usa a importantissime elezioni dominate dalle incertezze, col rischio che la prolungata attesa del nuovo Parlamento europeo e della nuova Commissione europea non favoriscano la prosecuzione della strategia di investimenti per lo sviluppo intrapresa dalla Ue nei mesi più bui della pandemia. Le incertezze strategiche non favoriscono la ripresa in Europa con le attese decisioni di giugno della Bce sui tassi e per il Parlamento europeo. Ma la lunga attesa rischia di logorare un po’ le attese e le speranze.

In questo così complesso contesto, c’è da augurarsi che si sviluppino maggiormente e più urgentemente le iniziative di pace che avrebbero innanzitutto decisivi effetti umanitari, ma anche conseguenze assai positive sui costi dell’energia, sull’inflazione, sui tassi di mercato e su quelli delle banche centrali. Senza pace nel Vicino Oriente, nel Mar Rosso e nei due canali di Suez, che sono la principale porta economica dell’Europa mediterranea, e in Ucraina sarebbe difficile attendersi una ripresa economica cospicua e solida.

* Presidente Associazione Bancaria Italiana

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