Roma, 13 gennaio 2024 – È stato firmato ieri il nuovo contratto collettivo dei lavoratori sportivi. Una tappa rilevante nello sviluppo delle regole del lavoro di un settore che conta in Italia migliaia di società e di addetti e che, a vario titolo, interessa milioni di giovani e famiglie. Un passaggio tanto più rilevante in quanto è diventata operativa la riforma dell’intero comparto. E, dunque, come spiega Luca Stevanato, presidente della Confederazione italiana dello Sport aderente a Confcommercio, “si avverte chiara una necessità di punti di riferimento, con magari qualche certezza in più per tutto il mondo dello sport”.
In che quadro arriva il nuovo contratto collettivo?
“Con la riforma il mondo dilettantistico è stato letteralmente travolto da adempimenti vari e ha difficoltà a gestirli. Il Contratto può sicuramente essere considerato uno strumento di certezza. Anche le realtà che svolgono attività lucrative avevano l’esigenza di adeguamenti rispetto al precedente contratto che aveva già dato ottimi risultati, ma occorreva aggiornarlo alle nuove esigenze del mercato del lavoro”.
La riforma ha introdotto regole troppo rigide e sproporzionate per il mondo dello sport?
“Assolutamente no. Il mondo dilettantistico viveva una regolamentazione troppo povera di riferimenti e tutele: ciò ha portato a contenziosi con i lavoratori e con gli organi di vigilanza. Bene ha fatto il legislatore a intervenire, ma è inevitabile che una riforma di queste proporzioni ponga a rischio la stessa sopravvivenza di molte realtà soprattutto di piccole dimensioni. E non parlo solo dei maggiori oneri fiscali e contributivi, quanto piuttosto di difficoltà di inquadramento di operatori che negli ultimi anni hanno acquisito una maggior qualifica e una maggior preparazione”.
Il nuovo contratto collettivo, dunque, può essere un aiuto nella direzione della riforma?
“Sicuramente il lavoro che abbiamo fatto costituisce un elemento di indubbia collaborazione, nel senso che gli inquadramenti previsti e le tabelle retributive faranno da riferimento per il settore anche per il mondo della collaborazione per il quale il contratto fornisce indicazioni non solo economiche. Tutto ciò anche nell’attesa dei nuovi mansionari previsti dalla riforma del 2021. Nel frattempo la previsione di importanti elementi di flessibilità ed elasticità contrattuale può costituire un elemento di grande aiuto, per un mondo che ha affrontato diversi anni di crisi, soprattutto per via delle chiusure da Covid, verso la stabilizzazione del rapporto di lavoro e garantire livelli di crescita”.
Si riferisce ai giovani?
“Sicuramente. Quando abbiamo sottoscritto il precedente testo, nel 2015, abbiamo ottenuto grandi risultati visto che nel solo primo anno il numero degli assunti è cresciuto del 25%. Il nuovo contratto è scritto su misura per i giovani, per incentivare gli investimenti nella loro professionalità e far sì che lo sport non sia solo passione ma anche fonte di reddito. I termini economici del contratto e le misure che consentono flessibilità nel lavoro a tempo determinato vanno tutte in questa direzione, così come, più in generale, quelle relative al personale amministrativo dello sport. C’è bisogno di stabilità per avere crescita e su questo, con le organizzazioni sindacali abbiamo condiviso un percorso di monitoraggio e valutazione, pronti ad intervenire per eventuali aggiustamenti”.
Già si parla di futuro?
“Il contratto dello sport vive di futuro. L’Ente bilaterale, nato proprio dal contratto, ha già calendarizzato incontri e attività da porre in essere, per mettere a disposizione degli operatori strumenti innovativi che consentano la tutela del futuro dei lavoratori e la sostenibilità del welfare. Proprio il welfare, la tutela dei lavoratori più fragili e gli investimenti sono argomenti che fanno già parte dell’agenda dell’Ente bilaterale nel quale vogliamo far entrare il più ampio numero di soggetti possibile, per fare in modo tale che il comparto sia tutelato e sia data massima espressione ai principi costituzionali che incarna”.
Non esiste il rischio che il mondo dello sport non sia pronto?
“Fatti tutti i doverosi distinguo, il mondo dello sport ha bisogno di essere incentivato e stimolato. In questa direzione va anche il piano economico delle retribuzioni, che tiene conto dell’esigenza di dare affidabilità ad imprese ed enti dilettantistici, in un momento così particolare e consapevolezza del valore del capitale umano per queste realtà. Ovviamente il tema è molto complesso e non escludiamo eventuali aggiustamenti o adeguamenti del contratto appena firmato per estenderlo alla più ampia delle platee possibile per accompagnarlo in questa fase di transizione”.