PIÙ DI 1,3 MILIONI di persone, corrispondenti al 29% della popolazione. È il numero di residenti in Emilia-Romagna che destinano i loro risparmi (o almeno una parte) ai fondi comuni di investimento. Con questi numeri, frutto delle rielaborazioni dell’associazione di categoria Assogestioni, l’area emiliano romagnola è la zona d’Italia in cui si registra la più alta penetrazione dei prodotti del risparmio gestito. La provincia con il tasso di sottoscrizione dei fondi più elevato è quella di Ravenna, dove ben il 37% della popolazione è servito dall’industria del risparmio gestito mentre la provincia di Modena è prima per quel che riguarda l’importo medio investito che supera i 60mila euro. Spostandosi nelle varie regioni italiane, emerge una certa correlazione tra il livello di ricchezza e la propensione a sottoscrivere i fondi di investimento.
La Lombardia, per esempio, ha numeri molto simili a quelli dell’Emilia Romagna, con 2,7 milioni di sottoscrittori dei fondi, corrispondenti al 27,1% della popolazione regionale. La quota più alta si registra nella provincia di Lecco (32,9%), mentre l’importo medio investito più elevato è a Milano con oltre 54mila euro. Spostandosi più a Sud, in Liguria la quota di risparmiatori che sottoscrivono i fondi si attesta sul 25%, con un picco del 28% a Savona. Leggermente inferiore il tasso di adesione ai fondi in Toscana (24% circa) con un minimo del 19,9% nella provincia di Grosseto e un massimo del 27% a Siena. Tendenzialmente, nelle regioni del Centro-Nord il tasso di diffusione del risparmio gestito tra chi investe è ben più elevato che al Sud. In Umbria, la quota di chi sottoscrive fondi comuni si avvicina al 21% cioè su livelli ben inferiori rispetto al Settentrione ma comunque superiori alla media nazionale. Oltre che per il divario al livello geografico, l’industria del risparmio gestito si caratterizza anche per differenze di tipo anagrafico.
"Tra le evidenze più interessanti del nostro Osservatorio annuale sui sottoscrittori di fondi comuni", dice Riccardo Morassut, analista senior di Assogestioni, "emerge la propensione dei più giovani a prediligere i piani di accumulo del capitale (Pac), che permettono di investire nei fondi gradualmente attraverso versamenti periodici anche di entità molto contenuta". Il che per Morassut è un dato positivo perché i Pac sono considerati una forma di investimento efficiente che permette di smorzare gli effetti delle oscillazioni dei mercati.
A. T.