Domenica 1 Settembre 2024

Cambiare marcia per tornare a costruire in Italia un milione di auto

NELLE ULTIME settimane il dibattito sul futuro dell’industria automobilistica italiana è tornato ad accendersi. A metà del mese scorso, il...

Cambiare marcia per tornare a costruire in Italia un milione di auto

Cambiare marcia per tornare a costruire in Italia un milione di auto

NELLE ULTIME settimane il dibattito sul futuro dell’industria automobilistica italiana è tornato ad accendersi. A metà del mese scorso, il leader del settore in Italia, Stellantis, ha annunciato che avrebbe cambiato il nome del suo nuovo SUV elettrico prodotto in Polonia da “Milano“ a “Junior“, dopo che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MiMiT) aveva segnalato che un modello col nome della città lombarda, ma prodotto all’estero, potesse essere in contrasto con la legge sull’Italian sounding. Questo è solo un episodio nella serie di scambi a distanza tra il MiMiT e Stellantis, che hanno riportato l’attenzione sulle sfide che l’industria automobilistica italiana dovrà affrontare, in particolare per via della transizione verso l’elettrico. Sin dall’inizio del Governo Meloni, il futuro dell’industria automobilistica è stato un tema centrale per il MiMiT, che ha recentemente organizzato varie iniziative per avviare un dialogo con tutti gli attori del settore. A ottobre 2023, il Ministero ha avviato i lavori del Tavolo dello Sviluppo dell’Automotive, un organismo consultivo di carattere tecnico e, all’inizio di aprile, in una serie di incontri Stellantis e il Governo hanno discusso la situazione e le prospettive dei principali siti produttivi dell’azienda.

L’obiettivo di questi confronti istituzionali è trovare una strategia efficace per potenziare l’intera industria e riportare Stellantis a produrre almeno 1 milione di auto all’anno in Italia. Questo è il volume di produzione che permetterebbe di mantenere i livelli occupazionali lungo la filiera, che rischia altrimenti di subire gli effetti del calo della produzione automobilistica nel Paese negli ultimi anni. Fino agli anni 2000, l’Italia era infatti tra i primi cinque produttori di auto in Europa. Durante gli ultimi due decenni, però, la produzione di auto nel Paese è crollata. I dati certificano che i livelli di produzione dell’Italia sono più che dimezzati tra il 2000 e il 2023, nonostante una generale crescita globale della produzione di auto nel periodo. In questo contesto, il passaggio ai veicoli elettrici sta mettendo nuova pressione sul settore automobilistico italiano, accelerando ulteriormente questa tendenza. La transizione all’elettrico, quindi, è l’ultima spinta che porta l’Italia a dover affrontare una sfida fondamentale di politica industriale e a dover compiere una cruciale scelta strategica. La politica industriale deve far fronte al fatto che l’ecosistema industriale del Paese nel settore è ancora legato al motore termico. La transizione all’auto elettrica pone dunque dei rischi per i due pilastri dell’industria automobilistica italiana. In primo luogo, i veicoli elettrici richiedono nettamente meno componenti mobili rispetto ai motori a combustione, grazie a un meccanismo di trazione più semplice. Ma l’industria italiana è storicamente specializzata nello sviluppo di questi componenti sofisticati, per i produttori di auto europei, in particolare tedeschi. Più di 2000 imprese, che danno lavoro a quasi 170.000 addetti e generano più di 55 miliardi di euro di fatturato (dati Anfia).

Questo ecosistema, senza un’evoluzione della specializzazione verso le necessità dell’elettrico, rischia un contraccolpo pesante: stime parlano di circa settanta mila posti di lavoro a rischio in queste filiere che producono componenti per auto. Per contrastare questo scenario che si sta delineando, il Governo e i rappresentanti dell’industria dovrebbero sviluppare una strategia preventiva di riconversione per proteggere i lavoratori e mantenere una posizione strategica nel settore. In secondo luogo, il Governo si trova di fronte a una scelta strategica fondamentale, legata al ruolo di Stellantis in Italia. Rappresentando storicamente l’unico grande produttore di auto nel Paese, Stellantis – e prima Fiat – è stato a lungo l’interlocutore di punta per i vari governi che si sono succeduti. Tuttavia, l’accelerazione della transizione all’elettrico sta mettendo in difficoltà questa partnership di lunga data. Da un lato, i veicoli elettrici cinesi, attualmente nettamente più economici, stanno mettendo sempre più pressione sui produttori europei spingendoli a produrre in paesi dove i costi sono inferiori. La decisione di Stellantis di produrre il SUV elettrico Junior in Polonia va proprio in questa direzione. In questo senso, nel febbraio scorso il MiMiT ha presentato il suo nuovo piano Ecobonus da 950 milioni di euro per gli incentivi destinati all’acquisto di auto a basse emissioni inquinanti.

D’altro canto, l’ambizione del Governo di riportare la produzione in Italia a oltre 1 milione di veicoli all’anno significa che potrebbe essere necessario guardare ad altri produttori, anche stranieri, per riportare posti di lavoro e produzione automobilistica nel Paese, in quello che sarebbe un cambio di paradigma della politica industriale italiana per il settore. Il ministro Urso ha già avviato alcune trattative con Tesla e tre produttori cinesi. Il gruppo cinese Dongfeng Motor sembra attualmente essere l’interlocutore in contatto più stretto con il Governo italiano, con una proposta per portare la produzione di circa 100.000 auto in Italia. I prossimi mesi riveleranno di più sulle intenzioni del Governo e si capirà quanto l’Italia sia pronta a “cambiare marcia“ nella sua strategia per l’industria automobilistica.

*Lorenzo Moretti, Italy and Innovation Lead,

Luiss Hub for New Industrial Policy (LUHNIP) Giulio Petrillo, Researcher,

Luiss Hub for New Industrial Policy (LUHNIP)