Utile netto ordinario a 6,5 miliardi di euro, con una crescita del 20,7%, una generazione di cassa operativa al top storico con un incremento del 63% sul 2022 e un dividendo di 0,43 euro per azioni, più ricco del 7,5% rispetto a quello precedente. L’amministratore delegato di Enel, Flavio Cattaneo, non nasconde la sua soddisfazione illustrando i numeri del gruppo relativi al 2023. Risultati che definisce "ottimi" anche perché sono stati raggiunti tutti i target che erano stati rivisti al rialzo lo scorso novembre. Il trend positivo dovrebbe continuare anche quest’anno. Tanto che Cattaneo ha annunciato che "ragionevolmente, la remunerazione degli azionisti possa crescere ulteriormente nel 2024".
Questi "solidi risultati – si legge in una nota della società – sono una chiara testimonianza dell’efficacia delle azioni messe in campo da parte del nuovo management nel corso del 2023 in linea con le nostre priorità strategiche di ottimizzazione del profilo rischio/rendimento, efficienza ed efficacia nonché sostenibilità, sia finanziaria che ambientale".
Di particolare rilievo l’andamento dei flussi di cassa, che ha battuto di 3 miliardi il record storico del 2021, segnando un incremento del 63%. Un risultato ottenuto quasi interamente nel secondo semestre dell’anno. Come a dire: il gruppo sta raggiungendo gli obiettivi con una velocità più forte del previsto. La cura-Cattaneo sta funzionando. L’Ebitda ordinario è risultato di quasi 22 miliardi (+11,6%) mentre la crescita dell’utile netto è "riconducibile all’andamento positivo della gestione operativa ordinaria e alla minore incidenza delle interessenze dei terzi che hanno più che compensato l’incremento degli oneri finanziari netti dovuto all’evoluzione dei tassi di interesse di mercato rispetto al precedente esercizio, nonché il maggior onere fiscale da ricondurre al miglioramento dei risultati".
Positivi anche i numeri dell’indebitamento passato da 60,6 a 60,1 miliardi. La nota negativa riguarda i ricavi, che l’anno scorso si sono ridimensionati a 95,5 miliardi. Una variazione dovuta essenzialmente al forte calo dei prezzi medi di vendita. Per quanto riguarda gli investimenti, a quota 12,7 miliardi, il calo è "riconducibile al differente perimetro di consolidamento rispetto al 2022".
Antonio Troise