Un punto a favore dell’Agcom, l’Authority che vigila sulle comunicazioni, e della Federazione degli editori di giornali, la Fieg, di cui è presidente Andrea Riffeser Monti. Il Consiglio di Stato, infatti, ha reintrodotto il principio del cosiddetto "equo compenso" che le grandi piattaforme del web sono tenute a garantire quando utilizzano i contenuti editoriali.
Contro il regolamento dell’Agcom era scesa in campo Meta-Facebook, che aveva ottenuto dal Tar la sospensione del provvedimento. Da qui la contromossa dell’Agcom che, insieme con la Fieg, si sono rivolte al Consiglio di Stato. A decidere la partita è stata la sesta sezione di Palazzo Spada.
Soddisfatta la Fieg: "La sospensione del regolamento decisa dal Tar del Lazio – si legge in una nota – avrebbe avuto come solo effetto quello di privare editori e piattaforme digitali della possibilità di avvalersi dell’apporto di un soggetto terzo competente (l’Agcom), in grado di facilitare il raggiungimento di un accordo. All’esito della bilanciata valutazione dei contrapposti interessi operata dal Consiglio di Stato, il Regolamento Agcom torna ad essere efficace e a svolgere la sua funzione fondamentale per il buon esito delle trattative, che da oggi potranno nuovamente svolgersi anche tenendo conto dei criteri di riferimento elaborati dall’Autorità al fine di determinare quanto dovuto agli editori per l’uso che le piattaforme fanno dei contenuti giornalistici", conclude la Fieg.
Alla base dell’ordinanza, seguita all’udienza dello scorso 7 marzo, il ricorso, presentato da Agcom insieme con la Fieg, per contestare una misura che poneva una seria ipoteca contro la concreta applicazione del meccanismo pensato per garantire un equo compenso a editori e autori da parte di giganti del web come Facebook. La delibera, che ha prodotto il regolamento Agcom, è arrivata tra l’altro in attuazione dell’articolo 43-bis della legge sul diritto d’autore e che ha rappresentato una vera e propria svolta in un settore attraversato dalle grandi trasformazioni indotte dalle tecnologie digitali e con la forte espansione dei contenuti editoriali originali sulle piattaforme social.
La nuova versione della legge sul diritto di autore prevedeva, infatti, la possibilità di una trattativa privata fra editori e piattaforme ma anche l’eventualità di dare ad Agcom il pallino di una negoziazione assistita in caso di controversia. Il Tar ha lanciato la palla nella metà campo della Corte di giustizia Ue. II blocco cautelare del regolamento però, secondo i ricorrenti mancava del requisito del periculum in mora, e quindi dell’irreparabilità del danno, unita alla non considerazione del principio del "value gap" sancito dalla Ue.
Da qui l’ordinanza del Consiglio di Stato che di fatto ripristina il regolamento sull’equo compenso a vantaggio degli editori. Preservando la tutela della qualità e la sostenibilità economica dell’informazione. Ma non solo. Perché in gioco, oltre all’aspetto economico, ci sono anche altri valori non meno importanti, come il pluralismo e la qualità dell’informazione.