Domenica 1 Settembre 2024
GIORGIO COSTA
Economia

Ecco perché salgono le Borse di tutto il mondo

Gli esperti analizzano la situazione dei mercati azionari. Sarà una crescita ancora duratura?

Milano, 15 marzo 2024 – Tutto sale: azioni, bond, oro. Può durare? Forse sì, perché il mondo è inondato di liquidità e l’aggregato M2 (di fatto un valore che misura una quota rilevante della massa monetaria mondiale) da ottobre è aumentato di 8mila miliardi di dollari, tornando sui massimi storici. Ma l’ottimismo potrebbe presto affievolirsi anche se il trend rialzista rimane specie nel comparto azionario che dovrebbe beneficiare della liquidità in uscita dal mercato obbligazionario una volta che i tassi verranno tagliati. 

Ecco perché le Borse mondiali continuano a salire
Ecco perché le Borse mondiali continuano a salire

Ma andiamo con ordine. Sono 18 le Borse ai massimi storici nel mondo. Da Wall Street a Parigi, passando da Francoforte ma anche Ungheria, Turchia, Romania, Polonia Giappone, India e Taiwan senza scordare Perù, Cile ed Ecuador. E, parallelamente, sono ai massimi storici anche beni rifugio come l’oro (che ieri ha raggiunto i 2.186 dollari per oncia) così come salgono i valori dei titoli di Stato e gli indici dei diamanti e delle pietre preziose. E Milano negli ultimi 18 mesi è salita del 61,8%, contro il 49,6% di Euro Stoxx 50, il 43,8% di S&P500, il 39,3% della Francia e l’11,1% del Regno Unito.

Di solito, se corrono le Borse, calano i beni rifugio (o viceversa), e nell’ultima parte del 2023 le Borse e i bond correvano perché il mercato scontava tagli dei tassi in Europa e Usa che (forse) arriveranno a giugno. “La realtà è che i mercati stanno scontando più fattori – spiega Antonio Cesarano, Chief Global Strategist presso Intermonte Advisory&Gestione – in primis la sensazione che la Banca centrale americana, la Federal Reserve, rallenti la riduzione di liquidità al sistema. L’idea di rallentare diventa un prodromo di qualcos’altro che arriverà e che potrebbe essere la fine della politica restrittiva. Attendiamo la riunione della Fed del 20 marzo prossimo e capiremo qualcosa di più”.

E di fatto un incremento (o una non diminuzione della liquidità) mette le ali anche alle Borse. “In questo caso – continua Cesarano – abbiamo assistito ad una generosa di distribuzione di dividendi da parte del comparto finanziario e ci sono aspettative molto forti sul fronte dei titoli legati all’intelligenza artificiale. Le Borse non crescono solo in attesa del taglio dei tassi, anzi”.

Ma intanto vola anche l’oro. E qui la spiegazione si fa complessa e si intreccia con il dollaro e i beni confiscati alla Russia. Ma andiamo per gradi. Pechino non smette di comprare oro e le sue riserve, dopo gli acquisti di febbraio per 11 tonnellate di lingotti, ora ammontano a 2.257 tonnellate (nel 2022 erano a 825 tonnellate). “Le banche stanno comprando – spiega ancora Cesarano – perché sta andando in frantumi il principio che le riserve non possono essere toccate. Adesso tocca ai beni congelati della Repubblica Russa ad essere bloccati e gli Stati Uniti spingono per un loro uso diretto a favore dell’Ucraina mentre il G7 ipotizza di usare i bond come garanzia per l’emissione di bond ucraini acquistati dai Paesi Ue. L’Unione Europea invece propone di non toccare lo stock di riserve e dare all’Ucraina solo gli interessi che maturano. Insomma, avanza il rischio congelamento che oggi tocca alla Russia ma domani a chi? La conseguenza è che chi ha come riserva molti dollari, è il caso della Cina, ipotizzando il rischio congelamento, compra oro oppure, in misura per ora minore, Bitcoin”. Insomma, il rischio è che venga scalfita l’idea che il dollaro è la valuta rifugio. “Per questa ragione la corsa all’oro continuerà – spiega Cesarano – anche perché le riserve auree sono attualmente solo il 5% del totale”.

Continuerà questa euforia a 360 gradi? Probabilmente sì. Per l’oro valgono le ragioni appena dette, per le Borse, invece, potrebbe entrare in gioco il discorso della rotazione settoriale. “Il settore finanziario ha dato ampie soddisfazioni – concluse Cesarano – grazie agli utili conseguenti al rialzo dei tassi e ora potrebbe essere la volta del lusso, della difesa e soprattutto delle Pmi, soprattutto se Trump vincerà le elezioni e attuerà il suo programma di incentivi al mercato domestico americano. E poi, in generale, con il calo dei tassi, la ripresa potrebbe diventare corale e non aver più come fermo centrale le banche e i loro altissimi dividendi”.

Per quanto riguarda gli Usa, “Le previsioni rilasciate alla fine del 2023 prospettavano un anno difficile per la crescita, con un rischio concreto di recessione negli Stati Uniti. I dati preliminari sul primo trimestre 2024 mostrano invece – spiega Michele Sansone, Country Manager di iBanFirst Italia – una crescita particolarmente resistente negli Stati Uniti. Prevediamo che il Pil di questi primi tre mesi si attesterà al 2%. Inoltre, gli utili societari hanno ottenuto performance migliori rispetto alle prospettive, soprattutto nel settore tecnologico, dove la crescita continuerà a trainare l'andamento positivo dei titoli. I prossimi mesi, con le relative decisioni di politica monetaria ci aiuteranno a delineare uno scenario più preciso”.

Per quel che riguarda il mercato azionario, negli ultimi giorni abbiamo assistito a un ribasso dei principali titoli tecnologici statunitensi, a eccezione di Nvidia. “Ma il trend è chiaramente rialzista per gli asset rischiosi, come le azioni. C'è molta liquidità che ora è investita nel mercato obbligazionario e che – spiega Sansone – diventerà disponibile quando le banche centrali taglieranno i tassi, probabilmente a partire da giugno. Questa sarà riversata direttamente nel mercato azionario e limiterà, a mio avviso, il rischio di un "mercato orso" duraturo. Alcuni investitori temono la valutazione delle azioni, ma le valutazioni elevate dei titoli tecnologici non sono insolite in un periodo di trasformazione e innovazione industriale. Ricordiamo che i 7 Magnifici (Meta, Tesla, Alphabet, Amazon, Apple, Microsoft e Nvidia) sono al centro dell'esplosione dell'AI. Un'azienda come Nvidia ha un chiaro vantaggio competitivo ed è ben posizionata per diventare il principale player nell'ambito dell'AI nei prossimi anni. Questo si traduce in una valutazione elevata. Non riteniamo che questo possa rappresentare un grande problema per il mercato”.