Lunedì 11 Novembre 2024
LUCA BOLOGNINI
Economia

Caso Chiara Ferragni, si allarga l’inchiesta dei pm. L’esperto di gestione di crisi: "Ammetta di avere sbagliato"

Nel mirino anche le bambole Trudi e tutti i contratti legati alla beneficenza. Il docente universitario Matteo Flora: “Non ha ancora un piano per affrontare questo tsunami. Non le interessa essere perdonata, adesso vuole solo mitigare l’odio"

Milano, 7 gennaio 2024 – Potrebbero aprirsi altri fronti nell’indagine della Procura di Milano su Chiara Ferragni e sulle sue società. Dopo il caso del pandoro della Balocco e delle uova di Pasqua prodotte da Dolci Preziosi, gli approfondimenti riguarderanno anche casi simili nei quali la vendita del prodotto di turno con la griffe è stata proposta dalla nota influencer con scopi solidali. Tra questi dovrebbe esserci anche quello riesumato in questi giorni dai media della bambola Trudi. Mentre il procuratore aggiunto milanese Eugenio Fusco attende per la prossima settimana gli esiti iniziali delle analisi della montagna di carte raccolte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf negli uffici dell’Antitrust nell’ambito del procedimento che ha portato a una maxi multa per l’imprenditrice e per l’azienda di Cuneo che ha sfornato il pandoro "Pink Christmas”, non è escluso che l’inchiesta milanese possa allargarsi. E questo, poiché, come è filtrato, l’intenzione è passare in rassegna tutti i contratti in cui in sostanza spunta la parola beneficenza e che hanno, in qualche modo, punti comuni con quelli su cui è già stato acceso un faro in seguito anche agli esposti presentati a pioggia in Italia dal Codacons. Ma prima di ciò il fascicolo, ancora a carico di ignoti e senza titolo di reato (domani verrà deciso se effettuare o meno iscrizioni nel registro degli indagati), scandaglierà la vicenda dei dolci natalizio e pasquale.

Chiara Ferragni
Chiara Ferragni

Non è un colpo mortale, ma Chiara Ferragni ha la necessità di abbassare velocemente l’aggressività degli utenti che commentano sui suoi profili social, altrimenti l’impatto su marchio e carriera sarà alto". Per Matteo Flora, imprenditore e docente di gestione della crisi all’università di Pavia, l’influencer lombarda sta ancora cercando di capire come arginare gli effetti del cosiddetto pandoro-gate.

Che cosa sta accadendo in queste ore?

"Stiamo assistendo a un carotaggio: Ferragni e il suo team stanno cercando di capire cosa funzioni o cosa non funzioni per poi definire un piano più preciso".

Ma la crisi come è stata affrontata finora?

"Male da un punto di vista d’immagine, meglio per quanto riguarda la mitigazione dell’odio. L’utilizzo abbastanza spregiudicato dei figli negli ultimi giorni ha un obiettivo chiaro: portare positività. Leone e Vittoria sono due bambini splendidi e nessuno si sognerebbe mai di attaccarli per quello che sta succedendo alla madre".

E se invece accadesse?

"Ferragni avrebbe l’occasione per spostare la narrativa in un campo in cui è sempre stata bravissima, quello della vittima. Sarebbe la cosa migliore che le può succedere".

Usare troppo i figli non rischia di innervosire anche il suo pubblico?

"No, i suoi fan sono davvero interessati a sapere come stanno i due piccoli. È l’audience generale, a ragione, che l’attacca per l’uso spregiudicato di Leone e Vittoria".

Perché Ferragni non ha ancora definito una risposta precisa per arginare la crisi?

"Credo, purtroppo, che stia cercando un nemico. È una buona strategia quando si deve affrontare un problema esterno, ma in questo caso il terremoto è interno. È un piano, quindi, che non può funzionare".

Oltre alla marginale perdita di follower su Instagram, siamo sull’ordine di 300mila iscritti su quasi 30 milioni di fan, si stanno sfilando anche i grandi marchi internazionali, come Safilo e Coca-Cola. Quanto pesa il gelo degli sponsor?

"Tanto. Penso che le aziende che abbiano sospeso o interrotto i rapporti siano molte di più di quelle che lo hanno fatto pubblicamente. Tutto quello che sta facendo Ferragni ha l’obiettivo di mitigare l’aggressività del pubblico: non le interessa che la gente la perdoni, ma che smetta di urlarle contro. Sul suo profilo non sono mai mancate le critiche, ma quello che adesso preoccupa gli sponsor è la densità: nessuno in questo momento vuole essere associato a Ferragni".

La madre dell’imprenditrice ha iniziato a rimuovere sistematicamente dai suoi post gli attacchi alla figlia sul pandoro-gate. È una buona idea?

"No, perché cancellare qualcosa significa dare due volte la notizia. E infatti tutti i media hanno parlato del fatto che la madre avesse cancellato le critiche rivolte alla figlia".

Che cosa dovrebbe fare Ferragni per riprendersi?

"Ammettere di aver sbagliato. Non ha compreso quello che ha fatto e, soprattutto, non ne ha afferrato le conseguenze. Scusarsi viene dopo. Aver definito quello che è successo un errore di comunicazione vuol dire che non ha capito o non vuole capire: sta dicendo che per lei va bene far donare 50mila euro in beneficenza a un’azienda e ricevere un milione di cachet in cambio. Sta affrontando un problema di fiducia e posizionamento, da cui non uscirà finché non si scuserà anche con chi non fa parte del suo pubblico. Le persone devono essere convinte che non ripeterà l’errore, serve una piena assunzione di responsabilità".

Ferragni ha assunto un team di esperti in gestione della crisi solo quando il pandoro-gate era già deflagrato. È un comportamento normale da parte delle aziende?

"Sì, ci sono anche grosse multinazionali che non hanno un team dedicato a gestire casi come questo. Le aziende che organizzano simulazioni per poter affrontare al meglio queste situazioni delicate si contano sulla punta delle dita. Le società, come nel caso Ferragni, si attrezzano solo quando sono costrette ad affrontare una crisi di reputazione. Un comportamento dettato più dall’ignoranza che dalla volontà di risparmiare".