Mercoledì 24 Aprile 2024

A Milano boom di affitti brevi: e c’è chi pensa alla limitazione

A Milano è boom di affitti brevi, si alzano prezzi e richieste. Ma la città pensa a una stretta: chi vince e chi perde dalle possibili restrizioni.

È di nuovo boom di affitti brevi a Milano e i decisori pubblici, incalzati dal problema del caro affitti iniziano a considerare alcune ipotesi di limitazioni. Dopo Venezia, dove gli affitti brevi sono limitati per legge, anche a Bologna il Sindaco Matteo Lepore ha annunciato una possibile stretta sulle locazioni turistiche, ma è a Milano che il problema affitti sta assumendo sempre più rilevanza nel dibattito pubblico.

Gli affitti su Airbnb potrebbero essere limitati a Milano
Gli affitti su Airbnb potrebbero essere limitati a Milano

Milano: la situazione oggi. Tutti i dati

Complice il “travel revenge”, ovvero la reazione di turisti e viaggiatori ai due anni di pandemia, e l’aumento dei costi, a Milano sono in aumento le richieste di locazione breve e, di conseguenza, i prezzi. Nel mese di febbraio, la tariffa media per un appartamento con una camera, affittato con Airbnb e rilevato da AirDNA, società specializzata in analisi dati relativi agli affitti brevi, è stata di 129 euro a notte. 204 euro per notte è invece la tariffa media per gli appartamenti con due camere da letto. Per i monolocali, 120 euro a notte. Nello stesso periodo, nel 2021, le tariffe erano inferiori, in media, di oltre il 30%. L’aumento della domanda è ben visibile. Sempre secondo i dati di AirDNA, l’occupazione media a Milano, dal febbraio 2022 al febbraio 2023, è aumentata in media del 5% per gli appartamenti con due camere da letto. Le notti prenotate in appartamenti da una camera, nello scorso mese, sono state 93.700. Quasi il doppio rispetto al 2022, quando, nello stesso mese, sono state prenotate 48.000 notti.

Un limite agli affitti brevi a Milano?

Il Comune di Milano starebbe valutando un limite agli affitti brevi, come testimonia il recente intervento dell’Assessore alla Casa e Piano Quartieri Pierfrancesco Maran al Forum dell’Abitare, dove Maran ha parlato della possibilità di limitare il numero degli host, attraverso un sistema di licenze. Questa strada è stata intrapresa da diverse città nel mondo, con approcci molto vari. Barcellona ha vietato, nel 2021, l’affitto delle camere, permettendo quello degli appartamenti. A Parigi è possibile affittare solo la residenza primaria, e per un massimo di 120 giorni all’anno. A Bangkok è possibile affittare per un minimo di 30 giorni gli appartamenti, mentre non ci sono limiti minimi sulle case. A San Francisco, i proprietari devono registrare le proprie unità immobiliari in un apposito registro e l’affitto è limitato alle sole residenze primarie.

Chi vince e chi perde con le restrizioni ad Airbnb

Tutte queste possibilità non fanno sorridere gli attuali host e proprietari immobiliari, che grazie a Airbnb possono contare su entrate secondarie, o, in alcuni casi, primarie. Anche attività legate al turismo, come i ristoranti e il settore del retail o dei trasporti, potrebbero essere impattati. Potrebbero avere beneficio, invece, i potenziali inquilini, anche se i prezzi degli affitti, in particolare a Milano sono determinati da diversi fattori, tra cui la scarsa possibilità di enforcement rispetto a eventuali morosità, e alla scarsa offerta di immobili. Per il settore alberghiero, invece, si prospetta un mix di reazioni. Da un lato gli albergatori hanno sempre chiesto maggiori limitazioni agli Airbnb, imponendo e ottenendo regolamentazioni ancora oggi valide (ad esempio l’impossibilità di offrire colazioni fresche, l’obbligo di versare la tassa di soggiorno, e un numero massimo di stanze). Dall’altro l’aumento dei turisti in una città porta beneficio anche agli alberghi. Se il brand della città cresce, crescono anche le opportunità economiche. Milano, come altre città in Italia, dovrà trovare l’equilibrio tra le esigenze di tutte le parti coinvolte.

 

 

 

 

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