Roma, 23 febbraio 2024 – Alla prova dei fatti i cittadini europei la pensano, in fatto di automobili, in maniera molto diversa dalla Commissione europea. Infatti, nonostante l’Unione europea insegua l’obiettivo zero emissioni di gas serra al 2050 e abbia fissato al 2035 la fine della produzione dei motori tradizionali a combustione interna (benzina o diesel che siano), i motori termici sono ancora fortemente desiderati.
Infatti, tra il 2022 e il 2023, la preferenza degli italiani per i veicoli a benzina e gasolio è salita dal 19% al 30%, una crescita non da poco ma pur sempre sotto la media europea (43%), con Austria e Polonia che guidano la pattuglia di coloro che non vogliono abbandonare i combustibili fossili (52%). E quel che stupisce maggiormente è che in Germania, fino ad ora uno dei maggiori mercati continentali per le auto elettriche con il 18,4% delle immatricolazioni nel 2023, le preferenze per il motore termico sono cresciute dal 45 al 49 per cento.
È quindi comprensibile che le case automobilistiche spingano per spostare in avanti i termini temporali indicati dalla Commissione perché il dato è abbastanza chiaro: i consumatori italiani, e (di più) gli europei nel loro complesso, dichiarano ancora come prima scelta per la prossima vettura da acquistare proprio le auto a benzina e gasolio. Il dato emerge dal Deloitte Global Automotive Consumer Study 2024, basato su 27mila risposte di consumatori di 26 Paesi. «A fronte degli elevati prezzi dei veicoli elettrici, i persistenti limiti infrastrutturali e la perenne incertezza economica – spiega Franco Orsogna, Automotive Sector Leader di Deloitte – l'interesse dei consumatori per i veicoli elettrici in molti mercati, tra cui l'Italia, continua ad essere limitato ed è addirittura sceso, in Italia, rispetto lo scorso anno. Così, nonostante i tagli ai prezzi da parte di alcuni produttori e gli incentivi governativi volti a rendere i veicoli elettrici più accessibili, la corsa verso l’elettrificazione del settore automotive dopo gli “early-adopters” segna il passo. Tra i fattori maggiormente segnalati dai consumatori, quali vincolanti, sono stati indicati la solita preoccupazione sull’autonomia e tempi di ricarica delle batterie, oltre che il valore residuo del veicolo”.
Di fatto, se domani gli italiani dovessero scegliere l’auto nuova, in oltre 7 casi su 10 opterebbero per il motore termico. Nel 45% dei casi si tratterebbe di ibrido, full o plug-in ma per l’elettrico puro c’è scarso interesse visto che opterebbe per una vettura a batteria solo il 9% degli acquirenti. Un fattore decisivo per la scelta effettuata è che il 54% degli intervistati vorrebbe avere una ricarica a casa, il 40% si attende i punti di ricarica in strada (la cui scarsità preoccupa il 30% degli intervistati) e questo chiaramente può incidere sulla decisione di non acquistare un’auto elettrica.
Le maggiori preoccupazioni di chi pensa ad un’auto elettrica riguardano l’autonomia (45%), il tempo di ricarica (40%) e il costo di sostituzione della batteria (38%). Ma, al di là dei fattori tecnici, pesa l’impatto economico che ha fatto imboccare all’auto elettrica un periodo di rallentamento della domanda, dopo un approccio positivo da parte della clientela più danarosa e aperta all’innovazione tecnologica. In questo senso, la rilevanza del prezzo come fattore chiave è aumentata drasticamente nell’ultimo anno, passando dal 31% del 2023 al 56% del 2024, come si può leggere nello studio.
In Italia colpisce la scarsa fedeltà alla marca di vettura acquistata; sono i fatti 7 su 10 coloro che sono disposti a cambiare marca, per i costi (24%) o per provare qualcosa di diverso (38%). Il problema è che la maggioranza dei consumatori stima di pagare meno di 50mila euro per il prossimo veicolo ma se si guarda all’elettrico il 20% pagherebbe fino a 15mila euro per un veicolo elettrico, il 45% fino a 30mila euro.
Si tratta di cifre davvero basse, dati gli attuali listini anche se le principali case occidentali, per acquisire competitività rispetto ai concorrenti cinesi, puntano a mettere in campo, entro la seconda metà del decennio, city car elettrificate con prezzi compresi tra i 20mila e i 25mila euro. E quel che è peggio per i costruttori non asiatici e che per quasi il 60% degli acquirenti è secondario che il marchio sia nazionale, europeo oppure no; e le auto cinesi costano in media il 30% in meno. Sul fronte della titolarità o meno del mezzo i giovani sono sempre meno propensi a possedere un’automobile e tra i 18 e i 34 anni uno su tre (26% di media europea) rinuncerebbe alla proprietà in cambio di un abbonamento. E, grazie alle numerose opzioni di mobilità, la metà del campione italiano è propenso a utilizzare trasporti pubblici, car sharing, taxi, biciclette e scooter elettrici in condivisione. E l’ipotesi di possedere un veicolo è legata al fatto che ciò comporti una riduzione del tempo di viaggio. Infine la connessione dei veicoli alla rete: i consumatori sono disposti a condividere le proprie informazioni personali se questo li aiuta a ricevere aggiornamenti relativi alla sicurezza stradale (68%), alla manutenzione dei veicoli (67%) e alla congestione del traffico (63%). Ma solo un quarto dei consumatori è disposto a pagare per i servizi connessi, che invece dovrebbero rappresentare una grande possibilità di ricavi per gli operatori.