Mercoledì 24 Aprile 2024

Un’estate al mare C’era una volta in Riviera la pensione completa Ora è solo mordi e fuggi

Ormai quasi tutti i turisti scelgono pernottamento e prima colazione. Negli anni sessanta si stava al mare anche più di un mese. e l’albergo con i suoi ritmi (e gli orari dei pasti) era la seconda casa.

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Un’estate al mare C’era una volta in Riviera la pensione completa Ora è solo mordi e fuggi

di Carlo Cavriani

Come cambiano le vacanze in hotel: dalla pensione completa, al semplice pernottamento e prima colazione. Questo nella riviera romagnola, da Bellaria a Cattolica, passando per Rimini, Riccione e Misano. Un’unica linea in cui non è facile distinguere un insediamento turistico dall’altro. Addio alle vecchie abitudini, dunque. Colpa della pandemia che ha cambiato i nostri comportamenti, ma anche e soprattutto della mancanza di lavoratori stagionali, introvabili. Si preannuncia un’estate a ranghi ridotti. Conviene quindi spegnere i fornelli e chiudere le cucine. Per risparmiare. Negli anni ’50 e ’60, quando si sceglievano mete vicine a casa, come la Romagna, c’era l’assalto agli alberghi, alle pensioncine, con l’aumento di alcuni prezzi dovuto all’eccesso della domanda. Il turista medio che veniva a Rimini, voleva andare in hotel, ma senza rinunciare alle abitudini casalinghe: la tv, una birra alla spina, la partita a carte, le parole crociate. Voleva la pensione completa.

E aveva bisogno di un orario da rispettare: alle 9 in spiaggia, anche se c’era qualche nuvola, alle 12 pranzo in hotel, riposino e poi di nuovo in spiaggia, per tornare in albergo prima del tramonto. A tavola alle 8 di sera e poi passeggiata, ascoltando un’orchestra che suonava il liscio. Sempre la stessa stradina a due passi dal mare, fra i bazar di chincaglierie e due file di pensioni da una parte e dall’altra della via. Passavano gli anni, ma erano sempre le stesse facce, gli stessi bambini che crescevano, le stesse persone che invecchiavano. Erano turisti che non essendo abituati al dolce-farniente, non riuscivano a sopportare la libertà. E non ricevendo ordini dagli altri se li davano da sé. Durante le ferie, come sul posto di lavoro, combattevano per qualche privilegio, la tavola in hotel accanto alla finestra, o la sedia a sdraio in prima fila in spiaggia. Erano i tempi in cui al mare ci stavi anche un mese e anche più: i ragazzi facevano la fila per dare l’appuntamento alle tedesche, la signora Lidia, la titolare della pensione Loris di Rivazzurra stava seduta per delle ore alla fine della colazione, a chiacchierare con i clienti. Trentaseimila lire: pensione completa alla fine degli anni ’80. Poi le abitudini si sono modificate. E, a causa anche di un portafoglio meno gonfio, si è passati alle vacanze brevi. Le cosiddette mini villeggiature, con il turista che si è messo anche a stecchetto, scegliendo la mezza pensione (magari arrotondata con il pranzo al sacco) anziché la pensione completa. Tagliando su extra a tavola e consumazione al bar. Mettiamoci poi le alghe, la crisi, il turismo è mutato.

E anche gli alberghi e le pensioncine non sono più state le stesse. L’odore discreto delle cucine si è cominciato a sentire sempre meno. Adesso questi sapori stanno scomparendo del tutto. Prima la pandemia, con le limitazioni che tutti ricordiamo, poi l’emergenza stagionali. I cuochi sono introvabili. Paghe basse e poca voglia di lavorare il sabato e la domenica. E allora che si fa? "Chiudiamo le cucine. E facciamo solo pernottamento e prima colazione", dicono gli albergatori. I ristoranti ringraziano. "Nelle ultime tre stagioni, un hotel su dieci ha cambiato la propria offerta non proponendo più la pensione completa – dice la presidente di Federalberghi Rimini, Patrizia Rinaldis –. Si tratta di circa un centinaio di strutture, su 900 in totale. Nonostante questo, Rimini ha una quantità di hotel che consente al turista di trovare l’offerta che desidera". Tranquilli, la pensione completa si trova ancora. Ma non è più quella di una volta.