Stretta su mezza Italia, c’è anche Bologna Ma è lite sulle chiusure fino a Pasquetta

Salvini attacca: irrispettoso. Ma Zingaretti: porti il paese fuori strada. Il capoluogo emiliano in arancione scuro. Siena e Pistoia zone rosse

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di Giovanni Rossi

È un’Italia già punteggiata di microzone rosse e arancio scuro quella che oggi scoprirà, nell’anteprima alle Regioni, le principali novità contenute nel prossimo Dpcm in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, e nelle stesse ore conoscerà le nuove assegnazioni geocromatiche: altre sei regioni (Piemonte, Marche, Basilicata, Puglia, Lombardia e Lazio) rischiano infatti il passaggio – da lunedì – in zona arancione. Nulla è già scritto – tutto dipenderà, come al solito, dai dati di monitoraggio dell’Iss – ma l’apprensione è tanta perché l’esplodere delle varianti sta trascinando il Paese in un nuovo limbo, e una mappa troppo colorata, dove a ogni comune corrispondono una diversa tinta e storia epidemica, appare sempre più difficile da gestire. Impressiona, in particolare, il passaggio a zona arancione scuro – da domani – di tutta l’area metropolitana di Bologna (scuole chiuse da lunedì), destino analogo a quello che da ventiquattr’ore investe 14 comuni dell’Imolese e del Ravennate. La Toscana (arancione) fa registrare numeri quasi da zona rossa, settore dove da domani transitano per ordinanza regionale le province di Pistoia e di Siena (dopo il caso di Cecina nel Livornese).

In Veneto il governatore Luca Zaia osserva con timore il visibile peggioramento del quadro. In Lombardia sono rossi i comuni di Viggiù (Varese), Mede (Pavia) e Bollate (Milano), mentre l’arancione rafforzato domina a Brescia e provincia, in otto Comuni della Bergamasca e in quello cremonese di Soncino. Nelle Marche scatterà la didattica a distanza al 100% nelle scuole superiori fino al 6 marzo. Stop alle lezioni in presenza anche per i ragazzi delle classi seconde e terze medie delle province di Ancona (20 comuni in arancione) e Macerata. Fino al 7 marzo Dad in provincia di Perugia e nel Ternano. Nel Lazio le zone rosse di Colleferro, Carpineto Romano e Torrice (Frosinone) sono per ora a distanza di sicurezza dalla Capitale, dove il clima politico torna però a farsi infuocato.

"Mi rifiuto di pensare ad altre settimane e altri mesi, addirittura di chiusura e di paura – attacca il leader leghista Matteo Salvini –. Se ci sono situazioni locali a rischio, si intervenga a livello locale. Però parlare già oggi di una Pasqua chiusi in casa non mi sembra rispettoso degli italiani". Dura la replica del segretario Pd Nicola Zingaretti: "Vedo che sulla pandemia Salvini continua a sbagliare e rischia di portare fuori strada l’Italia. Coerenza è avere una linea indicata dal governo e rispettarla. Così si sta in maggioranza".

Nell’incontro coi ministri alla Sanità, Roberto Speranza, e agli Affari regionali, Mariastella Gelmini, le Regioni incassano con soddisfazione i cambi di colore spostati al lunedì: lo slittamento consente a bar e ristoranti di non spezzare il servizio nei giorni che garantiscono l’80% degli incassi. "Finora è stato scongiurato un lockdown generalizzato e questo deve essere l’obiettivo principale anche per i prossimi mesi", dichiara Gelmini. Anche perché, pur ipotizzando modifiche ai parametri di orientamento alla mobilità dei cittadini, "un modello alternativo ad oggi non c’è". "Registro alcuni primi passi avanti – commenta il presidente della Conferenza Stato-Regioni e dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini –. C’è la disponibilità a far lavorare il gruppo tecnico. Abbiamo chiesto che questo avvenga dalle prossime ore". Resta vivo il tema delle estensioni serali all’orario di bar e ristoranti. Freddo il governo: "È contraddittorio parlare di chiusure delle scuole in presenza" (ricetta proposta da quasi tutte le regioni) "e in contemporanea invocare riaperture di attività commerciali", avrebbe fatto notare la ministra Gelmini.

"È essenziale che il nuovo Dpcm chiarisca meglio il ruolo dei diversi livelli istituzionali in materia di contenimento della pandemia": questa la richiesta dei territori all’esecutivo dopo la sentenza della Consulta sul caso Valle d’Aosta. Oggi infine il Cts si pronuncerà sul protocollo del ministro Dario Franceschini, che chiede di riaprire cinema, musei e teatri dal 27 marzo.