Mercoledì 24 Aprile 2024

Strage sfiorata Carichi pericolosi, regole da migliorare

Dalla manutenzione dei mezzi all’accesso alle strade. Assogastecnici: sicurezza elevata, il rischio zero non c’è.

di Marco Galvani

"Avere paura delle bombole di ossigeno che viaggiano sulle nostre strade? È come dire di non volere più prendere un aereo dopo un incidente: ogni giorno quanti aerei volano nei nostri cieli senza che non succeda nulla?". Assogastecnici Federchimica fa parlare i numeri: "A causa del Covid, per quanto riguarda il trasporto con camion cisterna per ospedali e case di riposo si è passati da una media di circa 90 milioni di litri di ossigeno all’anno tra il 2018 e il 2019 a 150 milioni nel 2021, ma non c’è mai stato un incidente pur trovandoci in uno scenario di emergenza e in condizioni di lavoro frenetiche". Mentre sono 4 milioni le confezioni di contenitori criogenici di ossigeno liquido per l’ossigenoterapia domiciliare che viaggiano per l’Italia in un anno.

Numeri inferiori, invece, per le bombole di ossigeno in pressione destinate alle farmacie o all’uso temporaneo negli ospedali, ad esempio per spostare i pazienti da un reparto all’altro o ancora per la dotazione obbligatoria delle ambulanze: ne vengono trasportate mediamente un milione l’anno. Ecco, le bombole esplose ieri a Milano erano destinate a una residenza per anziani, ma assicurano da Federchimica: "A oggi i dispositivi di sicurezza sono ai massimi livelli, anche se il rischio zero non esiste. È irraggiungibile". Così come non è possibile fare a meno di trasportare ossigeno: "Pur essendo un farmaco salva-vita, in quanto comburente (non è infiammabile, ma sostiene l’incendio) l’ossigeno è classificato merce pericolosa fin dagli anni ’90 con un accordo internazionale. È pericoloso per sua natura, anche se ci devono essere contemporaneamente un combustibile e un innesco per far partire un incendio, che sarà tanto più intenso quanto più elevata è la concentrazione di ossigeno".

Sottolinea Pierluigi Coppola, professore di pianificazione dei trasporti al Politecnico di Milano: "Il trasporto della materia non si può fermare e quindi è molto difficile riuscire a incidere su uno dei tre fattori del rischio, ovvero la pericolosità. Più alla portata, invece, intervenire sulla vulnerabilità, cioè sulla necessità di avere strade e mezzi adeguatamente manutenuti che garantiscano viaggi sicuri". C’è poi il fattore dell’esposizione: "A Milano è andata bene perché non ci sono state gravi conseguenze per la salute delle persone. Ecco perché le regole attuali potrebbero essere migliorate, prevedendo magari le consegne in orari in cui traffico e pedoni sono assenti, soprattutto quando si tratta di una distribuzione locale dentro alle città". E comunque, al di là delle linee guida, dei protocolli e dei controlli, "c’è anche la fatalità che non è possibile prevedere".