Mercoledì 24 Aprile 2024

Sindrome cinese, allarme fuga radioattiva

Segnalato nella regione di Guangdong. La Cnn: "Rischio disastro". Ma Pechino e il gruppo francese Edf rassicurano: "Limiti nella norma"

Migration

L’allarme arriva dagli Stati Uniti. Da alcuni giorni, Framatome (una costola del colosso francese Edf) sta monitorando gli sviluppi di una fuga radioattiva da un impianto nucleare cinese. Si tratta della centrale di Taishan, nella provincia del Guangdong. A dare la notizia, l’americana Cnn, secondo cui le autorità locali avrebbero, nel frattempo, innalzato i limiti consentiti di radiazioni rilevati all’esterno dell’impianto in modo da evitare di doverlo chiudere. Con una lettera ’intercettata’ dalla Cnn, l’azienda francese ha avvisato il Dipartimento per l’energia americano di una possibile "minaccia radioattiva imminente".

Le due unità da 1.750 MW ciascuna di Taishan, avviate nel 2018 e nel 2019, sono gestite da una joint-venture tra di China General Nuclear (70%) e, appunto, Edf (30%), i primi reattori nucleari europei ad acqua pressurizzata (Epr) a entrare in funzione nel mondo. Altri impianti di questo tipo sono in costruzione in Finlandia, Francia e Regno Unito.

Nel pomeriggio, sono arrivate le rassicurazioni del colosso cinese, che ha definito "normali" gli indicatori ambientali all’interno e intorno all’impianto di Taishan.

Pur confermando "l’aumento della concentrazione di alcuni gas nobili nel circuito primario", anche Edf ha sminuito l’accaduto: "Si tratta di un fenomeno noto, studiato e previsto dalle procedure di gestione dei reattori".

Infine, Framatome ha aggiunto che "la nostra squadra sta lavorando con gli esperti competenti per valutare la situazione e proporre soluzioni per affrontare qualsiasi potenziale problema".

Ma tanto è bastato per far ripartire il dibattito sulla sicurezza dell’energia nucleare, perché subito il ricordo va al disastro di Chernobyl, nell’ex Unione sovietica (1986) e a quello di Fukushima (2011). Negli ultimi mesi, poi, si è sviluppato un dibattito anche tra le cancellerie europee. Nel pieno della rivoluzione verde lanciata dall’Ue e dalle grandi potenze come leva per rilanciare le economie depresse dal Covid, Parigi sta spingendo per far passare come "energia pulita" quella prodotta dai propri reattori. Una mossa subito rintuzzata dalla Germania: "Un’energia che carica sulle spalle delle nuove generazioni rischi e costi altissimi non può essere considerata sostenibile", ha sentenziato Svenja Schulze, ministra dell’Ambiente tedesca, in un’intervista a La Stampa.

Il tentativo francese ha lasciato perplesso lo stesso Roberto Cingolani, ministro della Transazione ecologica: "Sarebbe un cambio delle regole in corso di partita", dice.

E poi toglie dubbio su un eventuale ritorno all’atomo nel nostro Paese: "Il nucleare è qualcosa che noi come cittadini italiani abbiamo escluso con due referendum (1987 e 2011, ndr). Non si torna indietro e non ci piove", chiude Cingolani.

red. est.