Mercoledì 24 Aprile 2024

La scienziata: "Per i buchi neri ho rinunciato alla mia vita"

Mariafelicia De Laurentis: "Ho perso la salute e un marito. Ma rifarei tutto"

Mariafelicia De Laurentis

Mariafelicia De Laurentis

Roma, 24 agosto 2019 - Per arrivare a scattare quella foto ha rinunciato a quasi tutto. Per diventare una scienziata di fama internazionale ha visto finire in crisi il suo matrimonio e ha rischiato la vita, arrivando a pesare 36 chili. "Ma – spiega Mariafelicia De Laurentis, ricercatrice associata dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e professoressa alla Federico II di Napoli – rifarei tutto, non mi pento di nulla".

Lei è tra le poche donne che hanno contribuito a scattare la cosiddetta ‘foto del millennio’, ovvero la prima immagine reale di un buco nero. Cosa ha provato quando l’ha vista? "Emozione e soddisfazione. La nostra squadra stava inseguendo da tempo questo obiettivo. Quello che fino a ieri era l’immateriale soluzione matematica di una teoria è diventato un oggetto fisico, misurabile e osservabile. È stato aperto un ‘laboratorio’ dove svolgere esperimenti che riguardano la gravità che prima era inaccessibile. Mi sono commossa".

Nel team che ha realizzato quell’incredibile foto quante donne c’erano?

"Una ventina su duecento. È normale, nella fisica è così. C’è un retaggio culturale secondo il quale solo gli uomini possono primeggiare in certe discipline. Anche dove insegno adesso, le ragazze saranno una dozzina su 150 studenti. C’è un imprinting mentale ancora molto forte: il fisico e l’ingegnere sono mestieri da uomo. E se una donna è carina è pure peggio".

La bellezza danneggia? "Sì. Nel mondo scientifico le donne per essere prese sul serio devono essere ‘cofane’. Se non hanno gli occhiali spessi e l’aria stravagante non vengono considerate intelligenti".

Per una donna è davvero più difficile fare carriera nel mondo accademico? "Non posso dire che ovunque sia così. Gli incarichi di prestigio però finiscono quasi sempre agli uomini. In generale c’è difficoltà a far emergere talenti femminili e quindi in molti Paesi europei è stata introdotta la cosiddetta quota rosa".

Una scelta saggia? "Non la condivido. Alla fine si rischia di far passare una donna a scapito di uno scienziato oggettivamente più brillante. Nessuno dovrebbe essere discriminato".

È vero che una donna per emergere ai massimi livelli deve lavorare più e meglio di un uomo? "Nel mio caso sì. È qualcosa che mi ha fatto davvero male. Le persone che ti stanno attorno molte volte non capiscono e invece che sostenerti cadono nella trappola del pregiudizio secondo la quale le donne dovrebbero accontentarsi di avere ruoli meno rilevanti o di stare a casa".

Quanti sacrifici ha fatto per arrivare dove è adesso? "Tantissimi. Tantissimi. Ho rinunciato a molto. La passione per la fisica mi è costata anche un marito. Stupidamente spero sempre che lui possa tornare indietro e che capisca che questa materia è la mia più grande passione".

E se lui le chiedesse solo di rallentare un po’? "Un rapporto d’amore equilibrato si basa essenzialmente sul rispetto reciproco, sulla comprensione e non sui compromessi".

C’è stato un momento in cui ha pensato di mollare tutto? "I periodi bui ci sono stati. Ho versato molte lacrime. Ma non voglio darla vinta a chi mi ha detto di farmi da parte".

Lei ha lavorato anche in Siberia. Com’è stato? "La situazione è simile a quella italiana. C’era un professore che non sopportava di collaborare con le donne. All’inizio, quando voleva assegnarmi qualche compito, invece che chiamare me, contattava il mio referente in Italia, che era costretto a fare da tramite. Una triangolazione assurda. Alla fine sono riuscita a convincerlo che ero davvero brava. Per farmi un complimento, ha scritto una lettera di referenze che recitava: ‘Nonostante sia una donna, è una gran lavoratrice’. Mi sono messa a ridere. Adesso quando organizza eventi di una certa importanza mi chiama sempre. Sono l’unica donna. Un po’ questa cosa mi rende fiera, un po’ mi imbarazza per come il mondo accademico, per certi versi, sia davvero ancora molto indietro".

La nazionale di calcio femminile ha fatto registrare ascolti più alti di quella maschile ai recenti mondiali. Ha fatto anche lei il tifo per le nostre ragazze? "Non guardo la televisione, preferisco ascoltare la musica. Il massimo sarebbe dormire. Il calcio mi innervosisce".