Giovedì 25 Aprile 2024

Sandokan pentito, l’ex procuratore antimafia: “Schiavone sa dov’è la cassa dei Casalesi”

Cafiero de Raho rappresentò l’accusa nel processo Spartacus contro il clan, che costò l’ergastolo al boss. Ma Saviano: “Collaborerà o vuole solo evitare l’ergastolo?”

Caserta, 29 marzo 2024 - Sandokan si è pentito. E secondo Federico Cafiero de Raho l'avvio della collaborazione con la giustizia del boss Francesco Schiavone è "certamente un evento di grandissima importanza, perché Schiavone è stato il capo del clan dei casalesi, un irriducibile". Cafiero de Raho, parlamentare del Movimento 5 stelle, vicepresidente della Commissione Giustizia ed ex Procuratore Nazionale Antimafia, da pubblico ministero, rappresentò l'accusa anche nel processo Spartacus contro il clan dei Casalesi, che costò l'ergastolo proprio per Schiavone, accusato di sei omicidi.

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L'arresto di Sandokan (Ansa)
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Schiavone "è stato il camorrista che, nel corso di tutto il processo Spartacus, veniva considerato da tutti i collaboratori di giustizia come il capo carismatico dei Casalesi - racconta l’ex Procuratore Antimafia - quello che era stato sempre coerente con le regole di camorra. Ed era rispettato da tutto il clan, proprio per la sua fermezza nel portare avanti il progetto camorrista nell'interesse dell'organizzazione". "Da lui - sostiene Cafiero de Raho - si potranno ambire informazioni di grande rilievo, soprattutto sulla rete imprenditoriale, che costituiva i cartelli utilizzati dai Casalesi per potersi infiltrare negli appalti pubblici. E Schiavone potrebbe anche riferire della cassaforte del clan, che a tutt'oggi non è stata trovata. Inoltre - conclude - sul traffico dei rifiuti e sul disastro ambientale che ha determinato il clan dei Casalesi, potrebbe essere una fonte per sapere dove sono stati sversati realmente i rifiuti tossici". 

Roberto Saviano, che ha raccontato la camorra nel suo ‘Gomorra’, è più scettico su cosa significherà davvero il pentimento di Sandokan.Schiavone è il capo del clan dei Casalesi (insieme a Bidognetti) e ha deciso di collaborare con la giustizia. Sarà davvero così? Collaborerà dando informazioni importanti o farà come il figlio e la moglie (e altri ex capi) che ad oggi hanno detto molto poco?”, si chiede lo scrittore su Instagram.

"Conscio della debolezza dello Stato alla ricerca solo di poter comunicare un pentimento - prosegue lo scrittore di Gomorra -, gli basterà dare qualche prova di omicidio, qualche tangente ed evitarsi l'ergastolo? Riuscirà a farlo senza svelare dove si trovano i soldi della camorra e senza dimostrare i legami politici imprenditoriali reali? Lo scopriremo monitorando e analizzando quello che accadrà”.

"In 26 anni di carcere duro il silenzio gli ha garantito di continuare a essere re - conclude Saviano -. Ora di certo non è più il capo, anche se dovesse raccontare poco non sarà più capo, ma può aver scelto di parlare per aggirare l'ergastolo ostativo che blocca la possibilità di uscire dal carcere anche se ha scontato 30 anni. Dopo 26 anni di carcere, o si pente o muore in galera. Aveva deciso di morire in galera, ma qualcosa gli ha fatto cambiare idea. La possibilità di salvare la famiglia o uno stato molto fragile a cui basterà dire qualche fesseria per poter recuperare la vita libera? Soltanto tempo e attenzione su queste dinamiche ci faranno capire”.

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