Riforma delle pensioni Arriva il via libera dalla Consulta francese Guerriglia nelle città

Migliaia di manifestanti nelle piazze dopo il sì della Corte Costituzionale. Mélenchon e Le Pen: avanti con le proteste. La premier: né vinti né vincitori.

Riforma delle pensioni  Arriva il via libera  dalla Consulta francese  Guerriglia nelle città

Riforma delle pensioni Arriva il via libera dalla Consulta francese Guerriglia nelle città

di Giovanni Serafini

Si ricomincia. Scontri con la polizia, lancio di sassi, vetrine spaccate, migliaia di manifestanti in place de la Concorde, nella rue de Rivoli, davanti all’Hotel de Ville dove pende uno striscione voluto dalla sindaca Anne Hidalgo (socialista) che esprime "solidarietà ai lavoratori in lotta". Slogan rabbiosi, fumogeni e petardi in place de la République e alla Bastiglia, incidenti anche in altre città francesi, da Lione a Nantes, da Lilla a Marsiglia, fino a Rennes dov’è stata incendiata una stazione di polizia vuota.

È così ormai da tre mesi, da quando il governo di Elisabeth Borne ha presentato la legge che porta da 62 a 64 anni l’età della pensione. Varato d’autorità ricorrendo all’articolo 49.3 della Costituzione, il provvedimento poteva essere ostacolato solo da un parere negativo del Consiglio Costituzionale. I 9 Saggi invece, dopo riunioni durate giorni e giorni, hanno approvato la sostanza della legge, con pochissime correzioni periferiche, bocciando anche la richiesta di referendum abrogativo avanzata dalla sinistra. Comunicato alle 18 di ieri, il verdetto ha dato fuoco alle polveri: una "provocazione intollerabile", hanno replicato il capo della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, e i sindacalisti più intransigenti della Cgt, secondo i quali evidentemente le leggi le decide la piazza. "La lotta continua, raccogliete le forze necessarie", ha tuonato Mélenchon.

Sulla stessa linea, anche se con meno tracotanza, la leader dell’estrema destra Marine Le Pen: "Il destino di questa legge non è ancora suggellato", ha detto prendendo di mira Macron. Il primo ministro Elisabeth Borne (ma per quanto tempo ancora? tutti ormai se lo chiedono) ha tenuto il profilo basso: "Questa sera non ci sono né vincitori né vinti", ha commentato. Silenzio dall’Eliseo: Emmanuel Macron si è limitato a invitare i sindacati a incontrarlo martedì prossimo per "un dialogo senza precondizioni". Proposta immediatamente respinta dai sindacati, che hanno chiesto al presidente di non promulgare la legge, benché ne abbia tutto il diritto: fino al Primo Maggio, hanno detto, non ci sarà nessun colloquio.

L’intenzione è chiaramente quella di alimentare fino a quel giorno il fuoco della protesta: non si sa con quanto successo, visto che sabato 22 aprile avranno inizio per due settimane le feste scolastiche di primavera. Macron sembra comunque deciso a forzare la mano promulgando la legge già la prossima settimana, anche se diversi fra i suoi collaboratori cercano di convincerlo ad aspettare per non inasprire una situazione già molto tesa.

Gli incidenti scoppiati ieri sera in tutta la Francia lasciano presagire il peggio, come all’epoca dei gilet gialli: l’immagine delle dozzine di gendarmi assiepati in assetto di guerra per proteggere la sede del Consiglio Costituzionale è più che eloquente. Ieri Eric Ciotti, capo dei Républicains, ha invitato tutti al rispetto della legge in nome della democrazia. Il suo avversario di estrema sinistra Jean-Christophe Rufin ha risposto che "la voce del popolo viene soffocata e la democrazia viene calpestata".

Il pericolo maggiore viene dalle centinaia di teppisti e black bloc pronti a entrare in scena appena c’è da menar le mani; gruppi di giovani scatenati si sono divertiti ieri sera a Parigi a dar fuoco alle trottinettes, i monopattini elettrici che ben presto saranno messi al bando, facendo esplodere le batterie. Il bilancio: almeno 112 arresti solo nella capitale.