di Nicola Palma
e Marianna Vazzana
MILANO
I segnali "non vanno sottovalutati", ma "non si può dire che Milano sia una città fuori controllo". La questione sicurezza c’è, non da oggi, "ma non serve a nulla crocifiggere questa città che sta facendo uno sforzo che non è del centrosinistra, ma che caratterizza tutte le città internazionali". Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sindaco Giuseppe Sala gettano acqua sul fuoco che a inizio settimana ha incendiato le strade del Corvetto, uno dei quartieri storicamente più problematici della metropoli, dopo la morte del diciannovenne egiziano Ramy Elgaml domenica notte nello schianto di un TMax guidato da un amico che stava scappando da una pattuglia dei carabinieri. Scene da guerriglia urbana, tra bus assaltati e cassonetti bruciati, che hanno rilanciato polemiche politiche e confronti non inediti tra il clima che si respira in alcune periferie milanesi e quello delle banlieue parigine, soprattutto sul fronte dell’alta densità di immigrati e di figli di seconda e terza generazione.
"Credo che oggettivamente sia molto esagerato assimilarle per questioni di numeri e di evidenza", ha spiegato Piantedosi al termine della riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di ieri mattina, durante la quale ha confermato a Sala, al prefetto Claudio Sgaraglia e ai vertici cittadini delle forze dell’ordine che tra dicembre e gennaio arriveranno 600 uomini in più. È vero che l’iniezione di agenti, carabinieri e finanzieri era già in cantiere, ma è altrettanto vero che la rivolta di lunedì sera ha fatto risuonare un inquietante campanello d’allarme: "Si tratta di segnali che vanno tenuti in considerazione: non sono stati sottovalutati e non verranno sottovalutati perché sono segni di un disagio che adesso è contenuto nei limiti in cui lo abbiamo visto, ma potrebbe essere la sveglia, il segnale per un’attenzione maggiore". D’altro canto, in un’area metropolitana che conta il 20% di residenti immigrati e "fino al 65% di reati commessi da popolazione straniera", non si può fare altro che "continuare a lavorare sulle difficoltà e sulle logiche di una migliore integrazione" e "a far rispettare le nostre regole", per dirla con le parole di Sala.
Che ha confermato che incontrerà i familiari di Ramy e aggiunto: "A tutti i milanesi che oggettivamente esprimono preoccupazione, io dico che non possiamo fare altrimenti, perché noi possiamo anche fare una bella vita, ma chi manda avanti la città nei lavori che i nostri figli non vogliono più fare?".
Tradotto: di ricette facili non ce ne sono; e non basta "un pezzo di carta", ha sottolineato dal canto suo il ministro dell’Interno, per far sì che una persona si senta davvero parte della società. Quindi, in attesa di trovare soluzioni di lungo termine a problemi di estrema complessità, la contromisura più veloce resta la stessa già adottata un anno e mezzo fa, quando l’emergenza si chiamava Stazione Centrale: "Immetteremo oltre al normale turnover tra le forze di polizia più di 600 unità di personale aggiuntivo: avremo un significativo beneficio anche nei servizi di controllo del territorio", la garanzia di Piantedosi.
Intanto, proseguono le indagini sulla fase finale dell’inseguimento tra il TMax e la Giulietta del Radiomobile: gli investigatori hanno ascoltato un paninaro che ha il food truck proprio vicino al punto in cui è avvenuto l’incidente, ma l’uomo ha riferito di aver solo sentito le sirene e il botto; niente, insomma, che possa aiutare a capire se i veicoli siano entrati in contatto, in attesa di perizie e accertamenti tecnici.
Sia il conducente del motorino – il ventiduenne tunisino Fares Bouzidi arrestato per resistenza e con una catenina strappata, spray al peperoncino e 850 euro nel borsello – che il vicebrigadiere che guidava la macchina del pronto intervento sono indagati per omicidio stradale; per sostenere le spese legali che dovrà affrontare il militare, è stata lanciata on line una raccolta fondi che in serata aveva già scollinato quota 12mila euro. Stamattina alle 9 verrà effettuata l’autopsia sul corpo di Ramy. I suoi amici continuano a chiedere "verità e giustizia": lo faranno pure domani sera con una fiaccolata al Corvetto.