Mercoledì 24 Aprile 2024

Pensioni, i sindacati contro quota 102: inutile

I paletti della Lega: "Un errore rifinanziare il reddito di cittadinanza e penalizzare la previdenza. Servono più soldi per tagliare le tasse"

Folla in uno degli sportelli Inps a Napoli

Folla in uno degli sportelli Inps a Napoli

Si avvicina l’ora x per i dossier più caldi della legge di Bilancio e aumenta il pressing della Lega di Matteo Salvini per i nodi più delicati: il superamento di Quota 100 per le pensioni e il taglio del cuneo fiscale. "Sarebbe un errore – insiste il leader leghista – rifinanziare il reddito di cittadinanza e tagliare le pensioni. Chiederemo al contrario che gli 8 miliardi di taglio di tasse diventino anche di più".

Ma per i molteplici fronti irrisolti Mario Draghi e il ministro dell’Economia, Daniele Franco, fanno muro: per la sforbiciata sulle tasse non ci saranno più di 8 miliardi, mentre per la previdenza al massimo si andrà verso una fase transitoria più lunga con la scaletta 102-103-104 tra il 2022 e il 2024. Il che, però, non basta ai vertici sindacali: gli esperti della Cgil hanno stimato che la soluzione del governo post Quota 100 permetterebbe di lasciare il lavoro a non più di 10mila persone, in linea con quanto ipotizzato dalle recenti simulazioni del nostro giornale.

E questo mentre il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, insiste sull’esigenza di evitare "bandierine di partito" e di avere "l’ossessione della crescita" e del taglio delle imposte. La stima sui pensionamenti arriva dalla Cgil sulla base del limite minimo di età a 64 anni nel 2022 e a 66 per il 2023: un intervento "inutile" perché riguarda coloro che erano già nella platea di Quota 100. In particolare sono interessati solo coloro che avevano già l’età per Quota 100 (62 anni), ma non tutti i contributi necessari mentre sono esclusi anche dal nuovo intervento coloro che avevano i contributi ma non l’età (i nati dal 1960 in poi, ovvero i 61enni di oggi). In pratica i boomers del 1960 rischiano di fare la rincorsa che dovettero fare le donne del 1953, beffate dalla riforma Fornero con sei anni di lavoro in più per la pensione di vecchiaia rispetto a quelle del 1951.

La Cgil chiede al governo, dunque, una convocazione urgente e la disponibilità ad aumentare "sensibilmente" i 602 milioni di risorse. Mentre si apre uno spiraglio per la proroga e il rafforzamento dell’Ape social. Per questa misura solo una parte delle risorse della manovra andranno postate nella previdenza (quelle per l’accesso alla pensione dei precoci), mentre quelle per l’indennità per i disoccupati e i gravosi dovrebbero stare tra gli ammortizzatori. E a quel punto entrerebbero in gioco le 27-30 nuove categorie indicate dalla Commissione per i lavori gravosi presieduta dall’ex ministro Cesare Damiano. E lo stesso discorso vale per la proroga di Opzione donna, che dalle prime indicazioni del Dpb resterebbe esclusa per il 2022.

La Lega propone anche di estendere il contratto di espansione alle aziende tra 50 e 100 dipendenti e di introdurre uno scivolo di un anno per la pensione dei lavoratori delle aziende sotto i 15 dipendenti. Si stanno valutando i costi di ciascun intervento, incluso quello (molto alto) per estendere il Superbonus e reintrodurre il bonus facciate (non più al 90%, ma al 70%), come chiede il Pd. Destinato a non essere rinnovato il cashback di Conte, ma la misura è già finanziata per il primo semestre 2022, non è escluso che sia confermata per quei 6 mesi.