Giovedì 18 Aprile 2024

Pd, ora il nodo sono le alleanze A Roma l’accordo più difficile

L’intesa con i 5S complicata dalla presenza della Raggi. Nella Capitale continuano. le accuse di brogli ai seggi

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di Ettore Maria Colombo

Proprio ieri l’ex segretario, Nicola Zingaretti, ha deciso di tornare a fare capolino al Nazareno per incontrare il suo successore, Enrico Letta. Il governatore del Lazio – che non tornava sul luogo del delitto da quando fece gli scatoloni – si è trattenuto assai più del dovuto, e, ovviamente, i due hanno convenuto su molte cose. In fondo, la linea politica di Letta appare, sempre di più, come una naturale prosecuzione della linea Zingaretti: barra a sinistra. Lo si vede sui temi e ancora di più sulle alleanze.

Persino l’ideologo del partito, Goffredo Bettini, è rimasto lo stesso. Letta è convinto che solo spostando ’a sinistra’ l’asse del partito si possa recuperare voti e consensi e, non essendo tacciabile di essere un gauchiste, lo fa con più nettezza di Zingaretti, cui ieri ha chiesto di "impegnarsi di più nel Pd". Per il resto, la giornata di ieri, per Letta e i suoi, è stata di "grande soddisfazione". Le primarie di Roma e Bologna hanno visto la vittoria contro le "tre C" (Caldo, Calcio, Covid), il flop tanto temuto è stato evitato e, per il Nazareno, "siamo tornati, con le primarie, ai livelli di cinque anni fa". Inoltre, i due candidati vincenti sono i due candidati di quella che si è sempre detta ‘Ditta’. Le chiare affermazioni di Gualtieri a Roma e di Lepore a Bologna sono il successo del Partitone e, perché no?, anche di Letta che se li è ritrovati.

Resta, intatto, però, il problema delle alleanze. A Bologna il quadro è chiaro e tutto è più facile. La Conti non ruberà il pallone dopo averci giocato: resterà lealmente a sostenere Lepore, mettendo paradossalmente nei guai il suo ‘partito’, cioè Iv. Lepore aprirà la porta ai 5Stelle, che già salutano la sua vittoria come se vi avessero contribuito (e, forse, lo hanno persino fatto), mentre a sinistra già tutto il prendibile (partitini e sinistra sociale) è stato preso.

A Roma, invece, è tutto più difficile. L’ultimo guaio è che Giovanni Caudo, secondo classificato dopo Gualtieri e con un grande sponsor che è diventato l’Arcinemico del Pd romano e nazionale, l’ex sindaco Ignazio Marino, non solo denuncia brogli e irregolarità da illecito, ma chiede di far nascere una sua propria lista e "alle mie condizioni" altrimenti andrà da solo. Il rischio, in realtà, è che se ne vada in lista con Calenda, che già invitava a votare lui. Sarebbero altri voti in meno per il candidato sindaco Gualtieri che già si deve destreggiare tra la aggressiva campagna della Raggi, quella polemica di Calenda, i nemici in casa (anche dentro il Pd), e una destra che solo ora sta carburando, con il duo Michetti-Matone, ma parte da un solido 40%. Nel Pd sono certi che la ‘bacchetta magica’ è e resta il richiamo al ‘voto utile’: "Contro la destra puoi votare solo a sinistra, terze posizioni non ci sono".