"Ho scelto la libertà al posto di una giustizia impossibile da realizzare. Non sono libero oggi perché il sistema ha funzionato: sono libero perché mi sono dichiarato colpevole di giornalismo". Julian Paul Assange parla per la prima volta da uomo libero, dopo aver trascorso quattordici anni della sua esistenza nell’ambasciata ecuadoriana a Londra e in detenzione nel carcere britannico di massima sicurezza di Belmarsh per aver divulgato centinaia di documenti scottanti del Dipartimento di Stato americano. E mister WikiLeaks prosegue: "Il governo degli Stati Uniti ha criminalizzato il giornalismo" e "oltrepassato il Rubicone", da quel momento, è stato "affermato un nuovo principio secondo cui solo i cittadini americani godono della libertà d’espressione, mentre gli europei e i cittadini del resto del mondo no". "L’esperienza dell’isolamento per anni in una piccola cella è difficile da trasmettere. Spoglia il senso di sé, lasciando solo l’essenza dell’esistenza", confida Assange.
CronacaParla mister WikiLeaks: "Il giornalismo è stato criminalizzato dagli Usa"