
Reggio Emilia, 16 maggio 2025 – "L'ho uccisa io, soffocandola". Peter Pancaldi, 44 anni, ha confessato l'omicidio dell'ormai ex compagna Daniela Coman, 47 anni di origine romene, nell'abitazione di Prato di Correggio dove avevano convissuto.
L'uomo è stato sottoposto a fermo giudiziario dal pm titolare dell'inchiesta, Valentina Salvi della procura di Reggio. L'uomo è accusato di omicidio volontario premeditato aggravato dal fatto che commettesse sulla vittima atti persecutori.
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Il movente
Il movente? Secondo l'uomo, Daniela Coman sarebbe stata la causa di rottura di una precedente relazione che lui aveva con una donna che lo manteneva anche economicamente permettendogli di acquistare la droga di cui era dipendente.
Stando a quanto ricostruito dai carabinieri di Reggio Emilia, che stamattina hanno illustrato i dettagli in una conferenza stampa, il delitto sarebbe avvenuto martedì nella tarda mattinata.

La trappola
I due si erano lasciati da poco. Lui l'ha invitata verso le 9 ad andare a casa per prendere gli effetti personali. Un incontro avvenuto in maniera pacifica. Poche ore dopo, lui torna a chiamarla. "Ti sei dimenticata un computer e una macchina fotografica", le dice. All’interno ci sono anche le foto del figlio di Daniela Coman, avuto in una precedente relazione. Ma l'appuntamento si rivela un inganno fatale.
Lei torna e viene ammazzata. L'ha soffocata tappandole bocca e naso, senza strozzarla. Poi ha coperto con un piumone il corpo senza vita sul letto ed è fuggito con l'auto di lei.
L’allarme
L'allarme della scomparsa della donna è stato dato ai carabinieri di Sassuolo alle 20 di martedì dalla sorella della vittima e dall'ex compagno (da cui la donna aveva avuto il figlio). Pochi minuti dopo i carabinieri di Correggio si presentano nell'abitazione di Prato, ma è chiusa e non risponde nessuno. Col supporto dei vigili del fuoco, sfondano la porta e scoprono il cadavere.

La cattura
Il killer reo confesso verrà poi rintracciato e fermato dai carabinieri nella notte tra martedì e mercoledì a Modena dove era fuggito a bordo dell'auto di proprietà della vittima e sulla quale sarebbero stati ritrovati gli abiti di lei. Era in stato confusionale, prima è stato portato in ospedale e poi sottoposto ad un interrogatorio fiume nel quale si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma fornendo spontanee dichiarazioni con la confessione.
Pancaldi ha una sfilza di precedenti e aveva problemi di alcolismo e tossicodipendenza (cocaina e crack).