Giovedì 18 Aprile 2024

Nordafrica, una bomba a orologeria. "Il Sud Europa riprenda il controllo"

Kepel, l’inviato dell’Eliseo: serve un’alleanza tra Italia, Francia e Spagna per evitare nuove crisi. "Il disgelo tra Meloni e Macron va nella giusta direzione. Gli interessi nazionali convergono"

"La stabilizzazione del Nordafrica e del Mediterraneo è un’esigenza indispensabile per tutti i Paesi dell’area", avvisa netto Gilles Kepel, politologo, arabista, inviato speciale del presidente Emmanuel Macron per il Medio Oriente e il Mediterraneo. E questo – incalza – "sia per evitare ondate migratorie e umanitarie incontrollate e non gestibili sia in chiave di stabilità e di sicurezza strategica, militare e geopolitica per l’Europa. Per questo obiettivo, Italia, Francia e anche Spagna possono e devono agire il più rapidamente possibile".

Il Nord Africa, una polveriera
Il Nord Africa, una polveriera

L’ex ministro Marco Minniti sostiene l'idea di una convenzione promossa da Italia e Francia per tutti i Paesi dell’area.

"Sono totalmente d’accordo con Minniti perché penso che, seguendo il Trattato del Quirinale, l’Italia e la Francia possano avere davvero un ruolo notevolmente importante per contribuire alla stabilità almeno del Mediterraneo occidentale. Forse anche con un’azione congiunta con la Spagna, sulla base di un trattato firmato recentemente tra Parigi e Madrid".

I tre Paesi come avamposto della Ue verso Sud?

"Sì. Penso che mettere insieme questo polo di Paesi mediterranei, che rappresenta la fascia Sud dell’Unione europea, sia una cosa importantissima che non ha giocato ancora il ruolo che le è proprio, perché siamo ossessionati, come è normale, con l’Est per via della guerra in Ucraina. Ma le conseguenze di quel conflitto si fanno sentire anche nel Mediterraneo, nel Medio Oriente e in Nordafrica".

Vuol dire che con la guerra in Ucraina la Russia opera per la destabilizzazione globale?

"Si può dire che assistiamo a un fenomeno di “disaffiliazione“ generale. Nel Medio Oriente, per esempio, l’Opec Plus prevale sulla Nato. E così l’Arabia Saudita, che dipendeva dall’America per la sua sicurezza, ha rifiutato di mantenere i prezzi bassi in solidarietà con l’Occidente per le sanzioni alla Russia. E, invece, d’accordo con la Russia e gli altri Paesi arabi produttori di petrolio, si è mossa per far aumentare i prezzi. È una cosa enorme. Viene meno il Trattato firmato tra il presidente americano Roosevelt e il re saudita Ibn Saud a bordo dell’incrociatore Uss Quincy il 14 febbraio ‘45".

Con quali effetti?

"Che oggi l’Arabia Saudita pensa che le esigenze di difesa e di protezione militare da parte dell’Occidente non abbiano più la stessa priorità di prima. La conferma arriva dall’accordo tra Iran e Arabia Saudita sotto il controllo della Cina. Significa che la Cina ha la capacità di controllare l’Iran e di far fare la pace tra Iran e Arabia Saudita: una cosa che gli Usa non sono più in grado di garantire".

E poi ci sono le emergenze economiche di Tunisia, Libano, in parte dello stesso Egitto.

"Certo. Ma vanno sottolineate anche altri due eventi. Il ritorno sulla scena regionale, con i viaggi ad Abu Dabi e in Turchia, del siriano Bashar al-Assad, considerato un paria dall’Occidente per le violazioni dei diritti umani e il genocidio della sua popolazione, senza che questo oggi abbia più importanza. Mentre in Nordafrica assistiamo alla crisi tra due Paesi, Marocco e Algeria, con i quali la Francia aveva relazioni storiche e che oggi rischiano di farsi la guerra: il che comporterebbe rischi notevoli anche in termini di potenziale catastrofe umanitaria".

Dunque, occorre fare presto per evitare incendi enormi?

"Lo scenario è cambiato completamente e bisogna ricreare poli di stabilità in questo disordine mondiale. Come osserva Minniti, bisogna anticipare questi fenomeni e organizzare forme di relazioni più intense e più stabili, in chiave cooperativa e non neocoloniale, con i Paesi del Mediterraneo, almeno di quello occidentale. Penso, anzi, che i tre miliardi di cui si parla per il Nordafrica dovrebbero essere condizionati alla creazione di questo forum di incontro".

Roma e Parigi, dunque, dovrebbero muoversi quanto prima?

"Penso che un progetto di questa portata, anche come attuazione del Trattato del Quirinale, abbia molti consensi in Francia, coinvolgendo anche la Spagna".

Il disgelo Macron-Meloni va in questa direzione?

"Sì, perché al di là dei problemi politici interni e delle stesse persone, ritengo che l’interesse supremo dei due Paesi, tanto più per il peso che hanno entrambi nell’Unione europea, sia quello di lavorare perché questi progetti vadano in porto. Anche nel comune orizzonte di un sempre maggiore coordinamento, in ambito Ue, della difesa militare di Italia e Francia, soprattutto in mare, come ulteriore fattore di stabilizzazione nel Mediterraneo. Perché vale la pena sottolineare che in un mondo “disaffiliato“, nel quale le alleanze durano poco e la firma non significa più niente, la difesa ritrova il suo ruolo essenziale".