Ha scelto il silenzio, di non rispondere. Chiara Petrolini si presenta al tribunale di Parma quando sono le 14.24. Si nasconde il viso dietro le carte che tiene in mano quando scende da un’auto di servizio dei carabinieri che ha imboccato l’ingresso della Procura per sfuggire a giornalisti, televisioni, fotografi. Maglioncino blu sulle spalle, camicai bianca, jeans, sneakers, stretta e protetta tra l’avvocato Nicola Tria e un’altra persona. È attesa per l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Luca Agostini, con il pm Francesca Arienti.
La 21enne studentessa di scienze dell’educazione è agli arresti domiciliari per omicidio volontario del figlio dato alla luce la notte fra il 6 e il 7 agosto scorso nell’abitazione dove vive con i genitori, alla frazione Vignale di Traversetolo, sepolto nel giardino e ritrovato casualmente due giorni dopo il parto, il 9 agosto. Omicidio appesantito dalle aggravanti della premeditazione e della discendenza. Per il bambino partorito il 12 maggio 2023 e dissepolto nello stesso giardino, stavolta con uno scavo mirato, lo scorso 12 settembre, l’accusa è di soppressione di cadavere.
Dura circa mezz’ora la sosta di Chiara Petrolini nel tribunale parmigiano. Al termine, è il difensore a dialogare con i giornalisti assiepati in attesa. Quella del silenzio è stata una scelta strettamente "tecnica". Nessuna risposta del legale alle ripetute domande sulla sua assistita, la vita di oggi in detenzione domestica, il suo stato d’animo. Viene invece riportato il forte desiderio di riservatezza da parte della famiglia Petrolini, la richiesta di rispetto di chi vive uno stato di sofferenza. "Chiara – conclude il difensore – ha parlato due volte con gli inquirenti e non escludo che lo faccia nuovamente, domani, dopodomani, in futuro". Alla domanda se manchi ancora qualche pezzo della storia, la risposta è: "Sì, qualche pezzo manca, ma non so a cosa vi riferiate".
"Chiara – è stato l’esordio dell’avvocato Tria – si è avvalsa della facoltà di non rispondere. È una scelta tecnica. È ovvio che questo non significa, e mi preme chiarirlo, che in un altro momento non possa di nuovo rendere dichiarazioni o sottoporsi a interrogatorio, così come ha fatto anche, come voi sapete, perché vi è stato raccontato, in due circostanze in precedenza, una volta presentandosi spontaneamente, una volta essendo interrogata. È stata interrogata e io credo che abbia comunque fornito un contributo per nulla irrilevante alla ricostruzione dei fatti. Colgo l’occasione per dire una cosa che mi preme. Tutta la famiglia chiede che si rispetti, in qualche modo, la riservatezza di ciascuno dei suoi componenti, la sofferenza che questa vicenda ha causato e sta causando e si rispetti anche il legittimo silenzio che è stato deciso di mantenere, in questo momento, su questa vicenda. Questa è una vicenda tragica da qualunque punto la si voglia guardare. E anche particolarmente complessa, io credo".
E c’è una postilla riservata ai giornalisti: "Sappiate che io non ho intenzione di partecipare a processi paralleli sui media. Non ho intenzione di anticipare scelte o strategie difensive. Credo che i processi si facciano in tribunale e che quello è il luogo in cui si accertano le responsabilità e si ricostruiscono i fatti".
In una nota il procuratore Alfonso D’Avino ha sottolineato che nei confronti di Chiara Petrolini la Procura "non ha avuto nessun atteggiamenti di indulgenza, avendo per lei chiesto, per ben due volte, la misura cautelare più grave, con ciò dimostrando il massimo rigore nell’applicazione della legge e nella gestione giudiziaria del caso".