TRAVERSETOLO (Parma)
Una violenza non denunciata potrebbe essere il segreto nella vita di Chiara Petrolini, agli arresti domiciliari per l’omicidio volontario premeditato e di occultamento di cadavere per il figlio partorito lo scorso 7 agosto e di soppressione di cadavere per il neonato dato alla luce nel mese di maggio di un anno fa. Entrambi sono stati sepolti nel giardino della villetta dove Chiara abitava coi genitori e il fratello minore, alla frazione Vignale di Traversetolo.
Secondo Repubblica ci sarebbe questo trauma nella vita della 22enne studentessa di Scienze dell’educazione e baby sitter particolarmente ricercata per la sua bravura. Una ferita sulla quale starebbero indagando gli inquirenti di Parma, impegnati nello sforzo di ricostruire sia il passato sia la personalità di Chiara Petrolini. La violenza sarebbe avvenuta circa due anni fa, al termine di una serata tra amici, pochi mesi prima che la ragazza rimanesse incinta del fidanzato, poi risultato padre di entrambi i neonati. L’autore dei presunti abusi sarebbe stato identificato. Un episodio che Chiara, all’epoca, non solo non avrebbe denunciato ma non avrebbe raccontato neppure ai genitori. Allo stesso modo non ne avrebbe fatto parola con gli investigatori che si stanno occupando della vicenda. Il reato oggi non è più perseguibile perché l’eventuale querela di parte non è stata presentata entro un anno.
Unico commento raccolto finora quello del sindaco di Traversetolo, Simone Dall’Orto: "È da quando è venuta fuori questa storia che giro per il paese e che parlo con la gente. Posso escludere che sia una cosa uscita dal paese". I carabinieri proseguono nelle ricerche sul cellulare di Chiara. Sono confermate le numerose ricerche su come indurre il parto, su cosa può ostacolare lo sviluppo del feto, sull’aborto. Gli investigatori stanno visionando anche i filmati degli impianti di videosorveglianza delle farmacie di Traversetolo per verificare se Chiara abbia mai acquistato medicinali che favoriscono l’induzione del parto. La procura di Parma sta valutando se reiterare la richiesta di carcerazione. La prima era stata respinta dal gip. Anche la seconda non era stata accolta dal gip Luca Agostini che aveva firmato il provvedimento di custodia cautelare, così come richiesto dalla procura. Il gip aveva però ritenuta la detenzione domestica sufficiente per garantire le esigenze cautelari. Questo per due ordini di ragioni: l’impossibilità da parte di reiterazione del reato e la circostanza che la cura dell’arrestata sarebbe stata garantita dalla presenza dei familiari. Chiara vive oggi coi genitori, che hanno preso in affitto un appartamento mentre il figlio minore è stato affidato a una parente.
Nell’interrogatorio di garanzia Chiara aveva scelto il silenzio. Il difensore Nicola Tria ha spiegato che si era trattato di una scelta "strettamente tecnica", compiuta da una persona già ascoltata due volte. Il legale non aveva escluso che in futuro non potrebbe fare altre dichiarazioni. g. mor.