Venerdì 10 Maggio 2024
CLAUDIA
Cronaca

Ma davvero lavoriamo troppo?

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Claudia

Marin

Il primo ministro giapponese, Yoshide Suga, ha proposto una settimana lavorativa di soli quattro giorni. Con l’obiettivo di curare due problemi del Paese: l’ossessione per il lavoro e il calo demografico. Dov’è finita la patria della venerazione del proprio dovere, fino alla conseguenza estrema del karoshi (la morte per overworking)? Forse sta solo seguendo una evoluzione globale, che può passare anche dalla rivoluzione dei vecchi assetti sociali e culturali, recependo che fuori dall’ufficio c’è vita, vita che reclama tempo per sé. Il nodo della conciliazione tra tempi di lavoro e tempo per la vita, del resto, è dibattuto da sempre. Agli inizi del millennio, nel 2002, l’economista Jeremy Rifkin profetizzava "La fine del lavoro" (titolo eloquente) per effetto della tecnologia. Oggi, però, il problema ci sembra di segno opposto. A fronte della riduzione legale degli orari di lavoro, lo smart working, le tecnologie e internet hanno finito per rendere "infinito e continuo", per tantissime persone, lo spazio e il tempo dell’impegno professionale, perché l’unica vera regola è quella del "sempre connessi". Le mail di lavoro ci bombardano a tutte le ore e ci sentiamo in colpa se non rispondiamo in tempo reale. E se non è la mail, sarà whatsapp a sollecitare un’altra pratica da sbrigare. Altro che fine del lavoro, dunque. Quello che servirà regolare, per dare davvero il giusto tempo alla vita, non sarà più l’orario, ma la disconnessione.