Liste d'attesa nella sanità, scontento uno su tre. "L'appuntamento è tra un anno"

Ritardi dall'ecografia alla cataratta. Pareri specialistici lumaca IL CASO Due visite rinviate, muore d'infarto a Savona

Il corridoio di un ospedale (foto di repertorio Ansa)

Il corridoio di un ospedale (foto di repertorio Ansa)

Roma, 23 gennaio 2018 - Peggiorano le condizioni di accesso a esami strumentali e visite specialistiche. La denuncia viene sia dal Tribunale del Malato sia dalle organizzazioni professionali e si riflettono nella statistica. L’insoddisfazione verso il Servizio sanitario è passata dal 21,3% del 2015 al 32,2% del 2017, e al Sud si raggiunge quota 50,6%.   Dal rapporto annuale Ospedali&Salute dall’Associazione Italiana Ospedalità Privata (Aiop) emerge che anche la relazione col medico di famiglia vive una stagione di incomprensioni: nel giro di tre anni si passa dal 27,2% al 32,9% di pazienti scontenti. Ma il dato eclatante è relativo alle liste d’attesa: dal 24,2% degli intervistati del 2014 si passa al 54,1% del 2017, tanti sostengono di aver dovuto attendere troppo per una prestazione ospedaliera. E spesso si preferisce pagare, specie se l’importo del ticket supera il tariffario delle analisi eseguite nel privato: il tempo è denaro e le ore perse nell’andirivieni tra ambulatori per muovere scartoffie ha il suo peso nel generare lo scontento.   «La gente non ce la fa ad aspettare – afferma da parte sua Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva – fatica anche a metter mano al portafogli per curarsi attraverso le vie della cosiddetta intramoenia. Addirittura chi può permettersi di pagare ha deciso il più delle volte di non farlo, perché è cresciuta la consapevolezza dei contribuenti e la tendenza a far valere i propri diritti». Il calo di reputazione del Servizio sanitario verte su tre punti critici: poco accessibile, scarsamente efficiente, sempre meno tempestivo. «E questo episodio dell’infermiera di Savona stroncata da infarto dopo due rinvii della visita cardiochirurgica – aggiunge il rappresentante del Tribunale del Malato – mostra che c’è ancora tanta strada da fare in tema di umanizzazione delle cure, organizzazione e capacità di ascolto». L’anno scorso il 26,8% degli assistiti ha rimandato gli appuntamenti o rinunciato alle terapie.    Negli ultimi 12 mesi si contano 107mila famiglie (dati Istat) vittime di fenomeni di corruzione in sanità, fenomeno denunciato da Transparency International, Censis, ISPE Sanità e RiSSC, per un’indagine finanziata da Siemens e condivisa da Assobiomedica. Consideriamo, in questo senso, che 2 milioni e 800mila cittadini italiani dichiarano di conoscere personalmente qualcuno a cui sono stati chiesti denaro o regali in cambio di un favore all’interno del sistema sanitario.  Tornando al rapporto Aiom, è aumentata la spesa assistenziale out of pocket, cioè fatta di tasca propria, in crescita negli ultimi 10 anni del 22,4%, mentre nello stesso periodo la spesa sanitaria pubblica è lievitata del 14,2%.    «La nuova legislatura – sostiene Gabriele Pelissero, presidente nazionale dell’ospedalità privata – si apre con l’esigenza di un profondo ripensamento nella sanità. I tagli mettono a rischio l’universalità di accesso alle prestazioni. Nell’incertezza del futuro, la presenza in Italia di una grande rete di erogatori ospedalieri di diritto privato rappresenta un vantaggio e un fattore di flessibilità».  Chi ha bisogno, come si vede, finisce per aggiungere qualcosa di tasca propria pur di evitare un estenuante giro di carte. E nei fatti arriva a pagare due volte per la medesima prestazione. Le grandi imprese intanto cercano di far decollare forme di mutualità integrativa a favore dei dipendenti, anche per colmare i limiti di un sistema ingessato.