Per il centrodestra ligure, travolto dal Toti gate, è l’ancora di salvezza. Pare che a tirarlo fuori dal guscio dell’incertezza, con una telefonata fiume piombata nel bel mezzo di una seduta del Consiglio comunale di Genova, sia stata Giorgia Meloni in persona. E Marco Bucci, l’uomo simbolo del nuovo Morandi, vicino quanto basta all’ex presidente della Regione ma sufficientemente civico da poter drenare voti alla concorrenza, alla fine ha ceduto. Sarà lui il candidato chiamato a sfidare l’ex ministro dem Andrea Orlando. Una battaglia elettorale che ha il sapore di un duello tra big e che nel suo caso si somma all’altra ’guerra’, tutta personale: quella contro una malattia che sta mettendo a dura prova la sua resistenza fisica. E che, come spesso accade a chi ricopre incarichi pubblici, è inevitabilmente finita sotto i riflettori.
Bucci, lei ha scelto di raccontare pubblicamente un fatto privato. E l’opinione ha già cominciato a dividersi tra chi la dipinge come un eroe e chi invece sottolinea la sua situazione di potenziale fragilità. Lei cosa ne pensa? In che modo questa rivelazione di una vicenda intima potrebbe influenzare il confronto elettorale?
"Ho scelto di condividere la mia malattia perché credo che la trasparenza sia un valore fondamentale, sia nella vita privata sia in quella pubblica. Non mi sono mai considerato né un eroe né una persona fragile. La malattia non è un ostacolo, ma un’ulteriore sfida che affronto con lo stesso spirito con cui affronto ogni difficoltà: guardando avanti e restando concentrato sugli obiettivi".
Due giorni fa l’emittente genovese Primocanale ha diffuso i dati di un sondaggio Tecnè che la dà sotto di sei punti rispetto a Orlando. La cosa la impensierisce?
"Rispetto i dati, ma non mi lascio condizionare. Girando tra la gente ho sentimenti diversi. La cosa importante è rimanere concentrato sul lavoro da fare e sui progetti che possono davvero fare la differenza per i cittadini della Liguria".
Quanto e come peserà la vicenda giudiziaria di Toti sull’esito del voto?
"L’ho detto fin dall’inizio. Non voglio commentare le vicende giudiziarie, sono questioni che devono seguire il loro corso nelle sedi opportune. Il mio percorso è indipendente e si fonda sui risultati che ho ottenuto come sindaco di Genova e su una visione chiara per lo sviluppo della regione".
Il famoso modello-Genova...
"Esattamente. È l’approccio che abbiamo sviluppato per affrontare alcune delle sfide più complesse che la città ha vissuto negli ultimi anni, trasformandole in opportunità di rilancio e di crescita. E si basa su alcuni pilastri fondamentali: rispetto delle regole, rapidità nelle decisioni, collaborazione tra pubblico e privato, concretezza nell’esecuzione dei progetti. Con la ricostruzione del ponte San Giorgio abbiamo dimostrato che è possibile raggiungere risultati straordinari in tempi rapidissimi".
Rigassificatore a Vado Ligure. Sì o no?
"Nessuna decisione è presa. Non c’è ancora un progetto definitivo e quando arriverà lo analizzeremo in base a due priorità: la prima è l’ambiente, la seconda è abbassare i costi della bolletta. La soluzione finale deve essere compatibile con queste due priorità".