Lampedusa, in fondo al mare 12 corpi. Mamma e figlio morti abbracciati

Individuato il barcone naufragato il 7 ottobre. Quel giorno si parlò di una strage di donne e bambini

Naufragio del 7 ottobre davanti a Lampedusa, strage di donne e bambini (Ansa)

Naufragio del 7 ottobre davanti a Lampedusa, strage di donne e bambini (Ansa)

Lampedusa, 16 ottobre 2019 - La Guardia Costiera ha individuato il barcone naufragato lunedì 7 ottobre. Il relitto si trova a una sessantina di metri di profondità, a sei miglia a sud di Lampedusa. Intorno ai resti, in fondo al mare, almeno 12 corpi di migranti annegati nel naufragio. Tra le vittime anche una giovane mamma e un piccolo bimbo, abbracciati in fondo al mare.

Le operazioni di recupero saranno effettuate nei prossimi giorni dalla Guardia Costiera. I cadaveri sono stati individuati da un robot subacqueo della Guardia Costiera, che da giorni perlustrava la zona. Il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, ritiene possano esserci "altre vittime in fondo al mare" oltre ai corpi delle dodici persone individuati oggi.

"Ci abbiamo creduto sino alla fine. Il personale della Guardia Costiera di Lampedusa e il Nucleo sommozzatori non hanno mollato un solo giorno, nonostante il carico di lavoro ordinario che continua a gravare su Lampedusa", ha sottolineato Vella: "I nostri militari hanno messo in campo tutta la loro professionalità e anche il loro cuore". 

Il tragico naufragio risale alla notte tra il 6 e il 7 ottobre, fu una strage di donne e bambini: nelle ore dopo l'affondamento 13 i corpi ritrovati, tutte donne, alcune incinte, anche una ragazzina di 12 anni. Le vittime trovate in quei giorni sono state seppellite nei cimiteri della provincia di Agrigento. 

I superstiti furono 22, su un totale di otre 50 imbarcati, secondo chi è sopravvissuto. Una donna ha raccontato di avere perso la sorella più grande e la figlia di quest'ultima, di appena 8 mesi. Fu un intervento complicato per Guardia Costiera e Guardia di Finanza, in condizioni meteo difficili e con i migranti in forte agitazione, che si sono affollati su una parte del natante provocandone il ribaltamento a 6 miglia da terra. 

La procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. "L'imbarcazione non era in condizioni di affrontare la traversata", aveva spiegato Vella, "nessuno a bordo sembra avesse strumenti di soccorso individuali e in questi casi un salvagente ti salva la vita", quindi mandati a morire dai trafficanti di esseri umani.