L’amore non è una scatola di cioccolatini

Marco

Buticchi

Non contenti dei santi, santifichiamo ogni data del calendario. Senza seguire le virtù del singolo martire, ma secondo un almanacco laico, spesso dettato dalla propensione al consumo.

Sono nate così le ‘giornate mondiali’: quella della gentilezza, quella dei cugini, delle api, del Pi greco e così via.

Molte di queste hanno fini nobili: la giornata della memoria o della lotta contro questa o quella malattia. Mi chiedo se sia necessaria una ricorrenza per ricordarci delle aberrazioni dell’uomo o della sorte avversa di chi soffre. Sicuramente meglio è pensarci una volta l’anno, che non pensarci mai. Ma ventiquattro ore e non di più: sono sufficienti per ripulire ogni coscienza, anche la più compromessa, con una regalia per una giusta causa.

Che dire, però, quando la celebrazione riguarda le donne – 8 marzo – sempre più spesso umiliate, violate, uccise? Oppure il prossimo 14 febbraio, festa degli innamorati. C’è davvero bisogno di scorrere il calendario per ricordarci di amare? Non sarebbe meglio amare sempre, rispettare il prossimo ogni giorno che arriva in Terra, aiutare chi soffre tutte le mattine? Un’utopia, dice qualcuno. O forse, frastornata da tanto altruismo, la macchina del consumo non riuscirebbe neppure a mettersi in moto. Continuiamo allora a confondere una dimostrazione d’affetto con una scatola di cioccolatini. Non lamentiamoci, però, se i valori più elementari vanno a farsi benedire.